Petrolio in mare in Perù, colpa dello tsunami di Tonga
Il Perù ha aperto un’indagine per presunto inquinamento ambientale ai danni di dirigenti locali della multinazionale spagnola Repsol per una fuoriuscita di circa 6mila barili di greggio sulle coste centrosettentrionali del Paese. A provocare l’incidente sono state le alte onde a loro volta causate dall’eruzione di un vulcano sottomarino nelle isole Tonga, 10mila chilometri più a est a largo dell’Oceano Pacifico.
A rendere noto l’avvio dell’inchiesta è stata la presidente del Consiglio dei ministri Mirtha Vasquez, come riferito dal quotidiano locale El Comercio. Repsol è stata anche accusata da diversi esponenti del governo di aver minimizzato la portata dell’incidente. Tra le misure adottate dalle autorità peruviane c’è anche il divieto a salpare per la nave Mare Dorium, l’imbarcazione sempre di proprietà di Repsol da cui è fuoriuscito il petrolio. Le autorità peruviane, ha comunicato Vasquez, stanno pensando di imporre una causale da 150 milioni di soles, circa 3,4 milioni di euro, per permettere alla nave di lasciare la costa.
Il presidente Pedro Castillo si è recato ieri in una delle spiagge colpite dallo sversamento, nel distretto di Ventanilla, nella provincia di Callao situata nei dintorni della capitale Lima, ribadendo che “Repsol si deve assumere le responsabilità” per quanto avvenuto e annunciando un decreto che qualifica “di interessa nazionale” la crisi ambientale nella zona. L’incidente è avvenuto lo scorso 15 gennaio mentre il bastimento scaricava il suo contenuto presso la raffineria Repsol La Pampilla.
Stando alla presidente dell’Organismo de Evaluación y Fiscalización Ambiental (Oefa), Miriam Alegría, l’estensione dell’area raggiunta dal greggio è di un milione e 739mila chilometri quadrati.