Burkina Faso, dopo il golpe sospeso il processo sull’assassinio di Thomas Sankara
Stop al processo per il leader della decolonizzazione, ucciso durante un colpo di Stato nel 1987
ROMA – In Burkina Faso è stato sospeso fino a nuovo avviso il processo per la morte dell’ex presidente Thomas Sankara, icona della decolonizzazione, ucciso durante un colpo di Stato orchestrato nel 1987 con l’aiuto di diversi Paesi occidentali da Blaise Compaoré, poi capo dello Stato per i successivi 27 anni e tra gli imputati al procedimento.
All’origine della decisione dei giudici di Ouagadougou ci sarebbe un altro golpe militare: quello che si è verificato la settimana scorsa nel Paese e che ha portato al rovesciamento dell’ormai ex presidente Roch Marc Christian Kaboré. La Corte ha infatti accolto dopo ore di dibattito la proposta dei legali delle parti civili di interrompere il procedimento fino a quanto non verrà ristabilito il potere della Costituzione, sospesa dalla giunta golpista.
“Le garanzie previste dalla Costituzione non esistono più, corriamo il rischio di screditare l’esito di questo processo, dopo 34 anni di attesa”, ha affermato l’avvocato Anta Guissé, uno dei legali delle parti civili, esponente del collettivo Campagne internationale justice pour Sankara (Cijs). L’argomentazione che ha portato allo stop dei lavori, riferisce l’emittente Radio France Internationale (Rfi), è stata in parte condivisa anche da alcuni imputati, tra i quali il generale Gilbert Diendéré, presidente de facto del Paese per sei giorni nel settembre 2015 a seguito di un altro colpo di Stato. Per altri legali dei militari invece, le ragioni della sospensione del processo non sono accettabili visto che l’attuale situazione politica del Paese non avrebbe avuto ricadute dirette a livello giuridico.
Il congelamento del processo è arrivato nelle stesse ore in cui la giunta golpista, autodenominatasi Mouvement patriotique pour la sauvegarde et la restauration (Mpsr) ha reso noto il suo “atto fondamentale”. Il leader dei militari, il colonnello Paul-Henri Damiba, si è proclamato presidente e capo delle Forze armate. La Costituzione è stata reintrodotta ma solo in parte: non saranno infatti in vigore quegli articoli che contravvengono al documento diffuso dalla giunta.