Post Brexit: boom di richieste per la cittadinanza britannica da parte degli europei

Post Brexit: boom di richieste per la cittadinanza britannica da parte degli europei
di Gabriella Bettiga

“In tempi post-Brexit, le domande di cittadinanza britannica da parte di cittadini europei sono aumentate moltissimo. Le statistiche pubblicate dall’Home Office nel 2021 hanno visto una crescita pari a circa il 65%. Gli europei che hanno più di 18 anni e sono in possesso di settled status o indefinite leave to remain, possono presentare domanda di naturalizzazione, al costo di £1330. I minori, ed in alcune circostanze anche gli over 18, possono invece presentare domanda di registrazione. Questa procedura è simile a quella di naturalizzazione, ma normalmente non richiede l’aver fatto l’esame di lingua a livello B1 o l’esame di cultura generale Life in the UK”.

A scriverne è Gabriella Bettiga – director di MGBe Legal – su “LondraItalia.com”, quotidiano online diretto da Francesco Ragni.
“Qualcuno ricorderà che nel febbraio 2021 la Corte d’Appello aveva dichiarato che il costo per la registrazione dei minori, che ammonta a £1012, fosse illegale, in quanto molto più elevato rispetto alle spese sostenute dall’Home Office per evadere le single pratiche.

Secondo la Corte d’Appello, un costo così alto impediva a molte famiglie di poter registrare i propri figli, e colpiva soprattutto i bambini più vulnerabili, quali quelli affidati ai servizi sociali.
L’Home Office non aveva accettato un tale risultato ed aveva presentato appello alla Corte Suprema.

Purtroppo il 2 febbraio scorso, la Corte Suprema, contraddicendo la Corte d’Appello, ha dato ragione all’Home Office, decretando che il costo di £1012 è legale. Il motivo della sentenza è che le tariffe determinate dall’Home Office per questo tipo di domande sono una questione politica. Cioè, se il parlamento ha delegato al Dipartimento di Immigrazione e Cittadinanza l’autorità di decidere quanto si debba pagare per una domanda di registrazione, non spetta ai giudici interferire in tali questioni.

Secondo la Corte Suprema, la possibilità di acquisire la cittadinanza britannica non è un diritto “fondamentale”, che deve poter essere esercitato da tutti, ma un diritto che il Parlamento ha deciso di conferire a potenziali cittadini. Pertanto i requisiti per potervi accedere restano discrezionali e non sono legati ad un criterio di accessibilità economica.
Pur riconoscendo che la consistente cifra richiesta per ogni domanda di registrazione di fatto esclude molti bambini dalla possibilità di otterene la cittadinanza britannica, la Corte Suprema ha deciso che l’Home Office ha il diritto di generare profitto da queste pratiche. Tale profitto viene utilizzato per sovvenzionare altre aree del dipartimento di immigrazione che è così in grado di offrire servizi migliori.

Il possesso della cittadinanza, per quanto non necessario per vivere in UK, è un passo importante, soprattutto per bambini nati o cresciuti qui che si sentono a casa più in Gran Bretagna che in Italia, parlano un inglese perfetto e conoscono solo il sistema scolastico britannico.

È per questo che la sentenza della Corte Suprema è cosi deludente. Sono in tanti a non potersi permettere di spendere oltre mille sterline a domanda, soprattutto alla luce del fatto che, in caso di rifiuto, questa cifra non viene restituita, e così molti bambini restano di fatto esclusi dalla possibilità di appartenere pienamente al Paese che li ha visti nascere o crescere e nel quale probabilmente si svolgerà la loro vita futura”.

Redazione Radici

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