Le cronache giornalistiche raccontano che, di fronte alle incursioni della Lega in Parlamento che vota insieme ai Fratelli d’Italia all’opposizione contro il Governo presentando modifiche ai provvedimenti approvati in Consiglio dei ministri, la pazienza di Mario Draghi abbia raggiunto il livello di guardia. Certo il premier ora ha le ‘mani legate’: entro giugno l’Italia deve a tutti i costi prendersi la seconda rata di fondi europei, e c’è pure il rischio di guerra in Ucraina. Ma mentre il Pd si è messo a sostenere a tutti i costi la stabilità dell’esecutivo, il Centrodestra e il M5S si tengono le mani libere.
E soprattutto il leader della Lega, Matteo Salvini, che perfidamente si insinua nelle leggerezze di Mario Draghi, che in conferenza stampa si è lasciato andare annunciando che è sua intenzione eliminare ogni restrizione il prima possibile. Per questo Salvini, che ha un problema con Giorgia Meloni e non vuol farsi scippare l’elettorato deluso dalle misure covid, oggi infila una nuova zeppa: “Tutta Europa va verso le riaperture. Il 31 marzo per quello che ci riguarda finisce lo stato di emergenza e tutto quello che si porta dietro”, ha detto ai cronisti.
Ma stavolta il Governo ha giocato d’anticipo e per evitare nuovi emendamenti trappola sul prossimo decreto per l’obbligo di vaccinazione agli over 50 ha messo la fiducia. In questo modo la Lega sarà costretta ad ubbidire: “Il governo ha deciso che metterà la fiducia sul dl Covid? Noi la fiducia al governo la votiamo sempre” ha sottolineato il segretario della Lega. E per farsi perdonare, forse, il passato fin troppo filo Russo, oggi Salvini ha preso le distanze: “Se condanno le azioni di Putin? Io condanno ogni lesione dei confini. Io ho difeso quelli italiani, figuriamoci se non difendo quelli stranieri. È bizzarra la sinistra che si disinteressa dei confini italiani e si preoccupa di quelli di altri paesi. I confini sono sacri, non si violano. A me i carri armati non piacciono, di tutto abbiamo bisogno fuorché di guerra” ha detto, aprendo poi all’iniziativa del premier Draghi: “Spero che il mio presidente del Consiglio faccia di tutto per evitare il conflitto e vada sia a Kiev che a Mosca. La cosa curiosa è che se andassi io a Mosca, partirebbero 18 inchieste e ci sarebbero altrettanti reportage di Repubblica, quindi lascio andare Draghi e sono contento così”.
Nel Centrosinistra intanto va segnalata la divisione tra Pd e M5S sul voto in Senato a proposito dello scontro tra Matteo Renzi e i pm di Firenze che lo hanno indagato per finanziamento illecito intercettandolo senza prima chiedere l’autorizzazione. Il Pd si è schierato in suo difesa mentre il M5S del presidente congelato Giuseppe Conte voterà contro.
Carlo Calenda, segretario di Azione, ne approfitta per attaccare proprio Enrico Letta: rinsaldando l’alleanza con M5s “Enrico Letta ha fatto una scelta chiara, è una cosa confortante. Ci sarà da un parte Pd, M5s e Leu e dall’altra una coalizione di centrodestra. Rispetto a queste due offerte dobbiamo costruirne un’altra, che sarà indipendente e cercherà di affermare una cultura di governo, che è un po’ la linea che sta portando avanti Mario Draghi”, ha spiegato Calenda. “In Azione ci sono persone che rappresentano mondi vastissimi. Questo modo di fare l’abbiamo tenuto a Roma, lo stesso, parlando di contenuti. E siamo diventati il primo partito. Quest’area deve diventare una grande area politica del paese“.
Da segnalare anche l’intervento di Alessandro Di Battista che indossati i panni dell’esperto di geopolitica si è messo a dare lezione ai leader dell’Europa: “Ad oggi neppure Washington sta pensando a nuove sanzioni alla Russia. Semmai intende sanzionare le repubbliche indipendentiste del Donbass. Sono alcuni leader europei, al contrario, a chiedere durezza contro Mosca, ignorando che nuove sanzioni alla Russia colpirebbero più l’Europa della Russia stessa e, oltretutto, spingerebbero ancor di più Mosca tra le braccia di Pechino. L’ennesimo storico errore capace di commettere l’Europa”.