Il presidente della Repubblica Dominicana, Luis Abinader, ha presenziato alla cerimonia di inizio dei lavori per costruire i 230 chilometri di muro lungo la frontiera che divide il Paese da Haiti, nel tentativo di fermare l’immigrazione irregolare.
“I benefici che entrambi i Paesi otterranno da quest’opera sono di grande importanza”, ha assicurato Abinader nel suo discorso, dopo aver avviato la betoniera che ha iniziato a versare cemento armato nelle fondamenta della barriera. L’opera permetterà agli agenti di frontiera di controllare ogni movimento: sarà sormontata da una rete metallica alta 4 metri, comprenderà inoltre sensori di movimento, telecamere, radar e droni, 70 torrette di guardia e 41 check point.
La Repubblica Dominicana, Stato con cui Haiti condivide l’Isola di Hispaniola, situata nel Mar dei Caraibi, è il primo paese verso cui migliaia di persone cercano di trasferirsi per sfuggire non solo alla crisi economica ma anche a violenze causate dalle bande criminali, tutte questioni peggiorate dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moise a luglio scorso.
La situazione socio-economica del Paese era precipitata dopo il devastante terremoto del 2010, da cui Haiti non si è mai ripresa del tutto, figurando come il Paese più povero dell’America Latina. Da allora è iniziato l’esodo di migranti verso paesi come Stati Uniti, Messico e Brasile, e dall’estate scorsa – in cui si è verificato un altro grave sisma – l’immigrazione è ripresa.
Ma a spingere i profughi verso la vicina Repubblica Dominicana contribuisce anche il fatto che Paesi come Messico e Stati Uniti impongono restrizioni sempre più severe agli ingressi: a partire da settembre, come ricorda la stampa internazionale, i governi di Washington e Città del Messico hanno deportato svariate migliaia di profughi ad Haiti.
L’iniziativa degli Stati Uniti è stata condannata da varie associazioni per i diritti dei migranti coordinate dall’Haitian Bridge Alliance (Hba), che a fine 2021 hanno inoltrato una protesta formale al Dipartimento per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti (Dhs). Nel documento, le associazioni hanno denunciato “le deportazioni forzate”, avvertendo che coloro che sono respinti ad Haiti “arrivano in un paese ancora scosso da uragani, terremoti e sconvolgimenti politici”.
La rete ha segnalato poi “molteplici violazioni dei diritti civili a Del Rio, in Texas, tra cui: negazione dell’accesso agli avvocati e agli interpreti per i profughi e richiedenti asilo; cure mediche inadeguate; assenza del necessario colloquio coi profughi; blocco all’accesso dei media; cibo e acqua insufficienti; intimidazioni fisiche da parte degli agenti di frontiera; dichiarazioni ingannevoli da parte del Dhs”.