Alle 18 le strade erano deserte anche senza necessità di coprifuoco ufficiale. E poco fa sono risuonati nuovi bombardamenti, a conferma che sarà una notte lunghissima e senza sonno, come lo è stata quella passata e come lo saranno le prossime. Sul campo di battaglia si contano invece diverse vittime soprattutto a sud-ovest di Donetsk, dove, secondo le autorità ucraine, i bombardamenti russi avrebbero colpito un ospedale causando quattro vittime e diversi feriti. Pesanti scontri sono stati segnalati sul fiume Donec, che costeggia la regione e che in alcuni punti funge da spartiacque fra la zona in mano a Kiev e quella dei separatisti. Che cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni è difficile ipotizzare ma gli scenari possibili sono sostanzialmente tre e uno di questi ha come epicentro proprio il Donbass.
Il primo è quello di un’invasione russa tout court, da est a ovest. Il secondo contempla invece una sorta di occupazione momentanea per sistemare al potere un governo amico.
La terza invece è quella che appunto coinvolge i territori dell’Ucraina sudorientale: gli attacchi su vasta scala di oggi in buona parte del Paese potrebbero essere propedeutici per neutralizzare i sistemi di difesa di Kiev distruggendo infrastrutture, occupando aeroporti ed i centri nevralgici militari, per poi concentrare tutte le proprie forze per riprendersi il Donbass, che era l’obiettivo primario del Cremlino.
Sarebbe, forse, lo scenario meno inquietante per l’Ucraina ma difficilmente, a questo punto, Mosca si accontenterà così. Di certo la guerra, nei prossimi giorni, si concentrerà prioritariamente in Donbass, in questa contesa ormai quasi decennale fra lealisti e separatisti.