Cultura materiale della prima civiltà slava:tradizione agricola e contadina

Cultura materiale della prima civiltà slava:tradizione agricola e contadina

 “Cavalcarono per il terzo giorno,il terzo giorno fin verso mezzodì,sul campo aperto arrivarono all’aratore:ara nel campo l’aratore, fischietta,mentre avanza traccia i solchi,scalza ceppi e radici,le pietre grosse le getta nel solco.”

(B.Meriggi, Le byline. Canti popolari russi, Milano 1974.)

Di Chiara Fiaschetti

La bylina descrive, con uno stile poetico, il lavoro dei contadini slavi.
L’aratore accompagnava il lavoro nei campi con la musica, mentre si dedicava alla terra con l’utilizzo della socha, il tipico aratro di legno che per molti secoli è stato protagonista dei lavori agricoli dei contadini slavi orientali.
La presenza di radici e ceppi ci testimonia l’agricoltura itinerante praticava dagli slavi, che prevedeva il “taglia e brucia”, per questo i popoli slavi erano soliti insediarsi in ampi spazi e a spostarsi continuamente sfruttando la nuova vegetazione, una volta che i terreni si esaurivano.

Attrezzi e colture

Alcuni strumenti venivano utilizzati unicamente dalle donne, come il falcetto per la mietitura – lavoro tipicamente femminile – oppure il bastone di scavo, utilizzato per la raccolta di piante, utilizzate non solo in cucina ma anche per cure mediche. Anche la zappa lignea era un utensile destinato alla donna. L’uomo era solito dedicarsi alla caccia e per questo passava molto tempo lontano dalla famiglia.
La coltivazione prevedeva legumi e diversi cereali, specialmente il miglio sostituito a partire dal X e XI secolo dalla segale.

Oltre il lavoro nei campi

Gli slavi non si dedicavano esclusivamente al lavoro dei campi, ma erano abili cacciatori e raccoglitori, attività tipicamente maschili.
Anche la pesca era molto diffusa. Fin dai primi secoli, gli slavi hanno mostrato una speciale confidenza con l’acqua.
Lo Strategikon ci informa:

la loro esperienza nell’attraversamento dei fiumi supera quella di chiunque altro, e sono estremamente abili nel restare a lungo in acqua.

Gli slavi furono ottimi marinai. Avevano grande dimestichezza nell’attraversamento dei fiumi, principali vie di comunicazione. Questo è testimoniato anche dalle tipiche imbarcazioni scavate in un unico tronco d’albero. Erano molto semplici nella costruzione e potevano essere trasportate con facilità. Tuttavia, era impensabile il loro utilizzo per una navigazione marittima.

La raccolta degli slavi comprendeva frutti, funghi, miele, c’era d’api e pellicce. Elementi utili agli scambi commerciali.
Protagonista dell’allevamento era sicuramente il maiale. Scrive Ibn Fadlan, viaggiatore arabo del secolo IX:

Si nutrano soprattutto di miglio e di carne di cavallo, anche se abbondano di grano e di orzo (…) non hanno olio d’oliva o di sesamo, né grasso, che sostituiscono con l’olio di pesce, di modo che tutto quello che cucinano con quest’olio ha un odore sgradevole.
(…)

Il ritmo scandito dalle stagioni

Il ritmo del lavoro nei campi veniva accompagnato dal succedersi delle stagioni, questo si riflette anche in alcune lingue slave, in cui i nomi dei mesi seguono il calendario lunare.
Molti calendari continuano a seguire le fasi lunari; anche se il mondo occidentale con influenza greco-latina utilizzi il calendario solare da circa duemila anni l’utilizzo dei cicli lunari fa ancora da base in alcune delle tradizioni agricole.

Nella civiltà slava, tuttavia, la scansione e il susseguirsi delle stagioni riflettono ogni aspetto della quotidianità.

Redazione Radici 

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