Diversità, emozione e bellezza per il turismo delle radici
Dopo i loro messaggi da remoto, compreso quello della Ministra per il Sud, Mara Carfagna, è andata in scena la Tavola Rotonda dal titolo: “Turismo delle Radici come opportunità per uno slancio del settore turismo in Italia”.
Moderata da Giovanni Maria De Vita, sono intervenuti Fabrizio Ferragni, direttore di Rai Italia, Vincenzo Pepe, Presidente di Fareambiente, Sonia Ferrari, Docente dell’Università di Cosenza, e Daniele Kilhgren, imprenditore.
Il Consigliere De Vita, anche a nome di Vignali, dando il via al dibattito ha ringraziato l’ASMEF per l’organizzazione di queste giornate a cui il MAECI ha dato il proprio patrocinio anche per questa edizione, la 15°: “i numeri dell’emigrazione sono in costante aumento – ha spiegato De Vita in apertura -, un patrimonio eccezionale per il quale la Farnesina cerca di aiutare costruendo forme di aggregazione che aiutino sia le comunità all’estero che l’Italia”.
Ma concetto fondamentale dal quale è partito il Consigliere De Vita per questa tavola rotonda è stato il seguente: gli italiani all’estero “non sono solo ambasciatori dell’Italia e della sua cultura nel mondo, ma soprattutto sono partner”. E dunque, basicamente, è un dare e avere.
Dopo l’introduzione di De Vita ha preso parola Fabrizio Ferragni, della Rai offerta per l’estero, nella quale confluiscono tre diverse realtà, Rai Italia, Canale lingua inglese e Rai World Premium. In questa nuova realtà che si sta consolidando, la Rai Offerta per l’Estero ha diversi obiettivi chiari. Il primo: “salvaguardare le nostre radici linguistiche, per non far dimenticare l’italiano agli emigrati di seconda, terza, quarta generazione”; il secondo: creare ancora “prodotti italiano-inglese per fare Sistema Italia”, e dunque “spingendo il soft power del nostro paese e raccontando l’Italia a chi vive nel mondo, attirandoli e spiegando il passaggio che sta attraversando in questo periodo”. Per farlo “serve fare sistema”, ha concluso Ferragni.
Dopo di lui è stata la volta di Vincenzo Pepe di Fareambiente, nonché docente di diritto costituzionale all’Università di Napoli, che per prima cosa ha voluto spiegare l’approccio della sua associazione ambientalista che ha un “approccio scientifico”. Ma soprattutto ha spiegato come “la cultura faccia parte dell’ambiente”. E dunque “tutelare l’ambiente in senso lato significa tutelare anche il turismo, significa comunicare la diversità dei territori. Che non è solo natura, ma anche un atteggiamento contro l’attività di omologazione enogastronomica, culturale, architettonica e artistica. Tutto questo è diversità, e questa diversità è patrimonio, identità spirituale. E noi, per fare turismo, dobbiamo comunicarla, e comunicare bene la bellezza che contraddistingue l’Italia, facendo un investimento per far fruire e godere del piacere del turismo”. Un turismo “che serve per arricchire se stessi, per emozionarsi ed emozionare. Un turismo etico, sostenibile. Anche perché il turismo delle radici significa recuperare le nostre tradizioni, perché noi siamo la nostra storia”.
Più avanti, la Professoressa Sonia Ferrari ha tracciato un profilo sul turismo delle radici, frutto di un’analisi realizzata dall’Università della Calabria sugli oriundi italo-argentini: “c’è necessità di osservare il turismo con occhi nuovi nel post-covid. Per questo non dobbiamo più guardare alla quantità ma più alla qualità del turismo e alla sua sostenibilità”. E per farlo, secondo quanto spiegato dalla docente dell’università calabrese, “bisogna capire l’impatto culturale e sociale sia sulla comunità che accoglie che su chi è accolto”. Il turista delle Radici, infatti, “non si sente un turista come gli altri, ma si sente parte della comunità. Per questo è una forma di turismo perfetta per i nostri borghi, perché sono turisti che vengono in punta di piedi e col sorriso. E spesso possono servire anche a riscoprire la nostra cultura e le nostre tradizioni che si sono perse e che si recuperano proprio con loro”. E gli effetti a lungo termine di questo progetto attivato dal MAECI e per il quale il Ministero sta realizzando degli investimenti “si vedranno”.
In conclusione ha preso parola anche Daniele Kilhgren, imprenditore e filosofo nonché già membro del Tavolo Tecnico sul Turismo delle Radici della Farnesina, che si è interrogato sul concetto di patrimonio e sul concetto di identità, intrecciandolo con il valore dei borghi. Dei concetti che “stanno scomparendo” anche a causa della “globalizzazione”, ma che “all’interno dei borghi possono essere riscoperti”. Spiegando meglio il concetto, Kilhgren ha spiegato: “se manca il valore di patrimonio, che è un processo culturale, sociale e politico, il turismo non può modificarsi”. In sintesi, c’è bisogno di una volontà forte per dare valore ai borghi, in modo che questi possano creare patrimonio e dunque turismo.
Per chiudere la Tavola Rotonda, De Vita ha spiegato infine come sia necessario “capire le esigenze dei turisti delle radici”, perché questi turisti “vogliono essere accompagnati attraverso un’esperienza emotiva”.
A tal ragione è “importante conoscere le loro caratteristiche, specie per tutti gli operatori e tutte le persone che li accoglieranno”. Questo perché il “Turismo delle Radici è un’opportunità. Ma è anche un’iniziativa trasversale, che non comprende esclusivamente gli italiani all’estero. Uno dei pochi vantaggi del Covid, infatti, è stato far riscoprire le bellezze del nostro territorio vicino. Un’offerta che può svilupparsi col turismo delle radici, e che ha anche una valenza per far scoprire quello che è il turismo di prossimità”.