Missili e colpi dell’artiglieria stanno martellando le città ucraine e anche adesso si uccidono soldati e civili.
Il negoziato tra Russia e Ucraina ristagna, la soluzione politica sembra lontana mentre aumenta il rischio che la ‘guerra lampo’ che voleva Putin si trasformi in una lunga guerriglia a tutto campo. Anche Putin è sotto botta, i servizi occidentali segnalano arresti e ‘sparizioni’ di uomini forti del regime, accusati di non aver esaudito al meglio i desiderata del capo.
E’ il segnale che il dittatore russo comincia a non fidarsi nemmeno dei suoi, che ha bisogno di ricorrere sempre di più all’unica arma che conosce e che ha sempre utilizzato: il terrore.
Ma quanto durerà? Quello che è chiaro, anche se adesso può sembrare utopia, è che nel prossimo futuro non bisognerà ripetere l’errore fatto dall’Occidente quando l’Unione Sovietica collassò con il muro di Berlino: non cogliere l’occasione per portare la Russia dalla nostra parte, aprendo porte e finestre per aiutare il passaggio dal vecchio regime illiberale ad uno democratico.
A qualcuno forse quella scelta risultò più facile e conveniente: lasciare la Russia dall’altra parte, isolarla e costringerla a continuare a recitare la parte del nemico. E Putin che in quel ruolo è cresciuto e si è arricchito, ne ha subito approfittato.
Tutti gli occhi ora sono puntati sull’Ucraina, tutti capiscono che lì si sta delineando il prossimo futuro non solo di quell’area ma della nostra Europa e dell’intero mondo. Putin e la sua cerchia vanno sconfitti in maniera netta, radicale.
Come si è fatto in passato con altri dittatori e massacratori vanno poi processati per crimini di guerra, perché la democrazia ha la forza della legge non dell’assassinio, della tortura o di anni e anni sbattuti in lager disumani. Solo così la migliore gioventù russa, quella nata e vissuta in questi ultimi decenni con un vecchio regime mai morto del tutto ma comunque più libera, possa sperare e ritrovarsi in un mondo libero, viaggiare e spostarsi dove vorranno, frequentare i loro coetanei senza doversi vergognare di quello che i loro padri infami hanno fatto nel recente passato in altri luoghi, stanno facendo in queste ore al popolo dell’Ucraina. Si avrà questo coraggio? Avremo come Occidente questa forza?
Domani per il Parlamento italiano sarà una giornata importante: alle 11 le Camere riunite in seduta comune ascolteranno l’intervento in diretta di Volodymyr Zelensky il presidente dell’Ucraina. Spero che tutti i parlamentari siano presenti, perché questo non è il momento delle polemiche e delle prese di distanza. La scorsa settimana si sono registrate numerose assenze, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, al momento del voto sul decreto che prevedeva anche l’invio di armi. Berlusconi, leader di Forza Italia, (in passato?) grande amico di Putin difende le sanzioni decise dall’Europa ma non si è sentita ancora una sua parola di condanna indirizzata al dittatore russo. Anche Matteo Salvini, leader della Lega, in passato più volte difensore di Putin, piuttosto che schierarsi in maniera netta contro la Russia ha preferito trasformarsi in sfrenato pacifista. Anche nel M5S ci sono alcuni ‘né di qua, né di là’, che ha costretto Giuseppe Conte a mettere in chiaro che “l’aggressione militare della Russia va assolutamente condannata senza se e senza ma. Questa aggressione contrasta qualsiasi principio di diritto internazionale” ha detto, invitando poi la Cina ad intervenire: “Io ritengo che il presidente Xi Jinping e la Cina possano avere un importante ruolo per indirizzare questo conflitto a una soluzione politica”.