Le Marche in pillole (1)
Spesso i turisti capitano per caso nelle Marche ma poi ne sono letteralmente conquistati . Oltre ad aver dato i natali a Gioachino Rossini, Raffaello Sanzio e Giacomo Leopardi, la regione vanta molti siti naturalistici ed archeologici notevoli, borghi antichi e romantici castelli, abbazie, teatri (oltre 100)… La gente é cordiale e la cucina gustosa…
Qualche pillola marchigiana? Con piacere! Eccomi qui..
*Ambiente:
Chi dice che per vedere un canyon bisogna andare assolutamente in Cappadocia o addirittura negli USA? Le Lame Rosse – che si trovano dietro al bellissimo lago di Fiastra sui monti Sibillini, in provincia di Macerata -nulla hanno da invidiare a quelli americani tanto famosi.
Sono una stratificazione di roccia a forma di pennacoli e torri, in cui gli agenti climatici -attraverso una lenta erosione lunga milioni di anni- hanno causato la perdita della parte calcarea che si è frantumata e depositata sul terreno andando a creare un lungo ghiaione: per questo motivo il substrato di ferro è in bella vista. L’itinerario- andata e ritorno sullo stesso sentiero- è lungo 7 chilometri con un dislivello di 200 metri. Tempo previsto: 3 ore / 3 ore e mezzo.
*Teatro
L’attuale Teatro della Fortuna di Fano, estremamente raffinato tanto da sembrare di madreperla, fu eretto su progetto dell’architetto modenese Luigi Poletti tra il 1845 e il 1863 sostituendo l’antico e celebre teatro omonimo curato tra il 1665 e il 1677 dal famoso scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli. Il suo nome è legato alla città che lo ospita, denominata Fanum Fortunae da Giulio Cesare nel 49 a.C. durante la sua occupazione.
Danneggiato nel corso della seconda guerra mondiale (1944) dal crollo dell’adiacente torre civica, è stato riaperto al pubblico, nella primavera del 1998, dopo ben 54 anni!
*Cucina
Le olive ascolane rappresentano forse il piatto più famoso della tradizione culinaria regionale. Si tratta di sfiziose olive verdi tenere ripiene di carne, impanate e fritte, rinvenibili ormai nei buffet degli aperitivi di tutta Italia. Tradizionalmente (la ricetta originale risale all’Ottocento) per il ripieno si utilizzava esclusivamente carne di maiale e manzo ma, in alternativa, è possibile scegliere il tacchino e il pollo, oltre a rivisitarle nella versione vegetariana (riempiendole di verdure), oppure di merluzzo, per chi ama il pesce.
Le accompagnerei con un vino bianco autoctono delle colline ascolane (interessa 22 Comuni): Pecorino di Offida (denso e potente) e Passerina (da omonima uva).
* Gioachino Rossini
Rossini raccontò di aver pianto soltanto tre volte nella sua vita: quando fischiarono la sua prima opera importante (il Barbiere di Siviglia) al teatro Argentina di Roma (20 febbraio 1816); quando sentì suonare per la prima volta il suo amico Niccolò Paganini…e quando durante una gita in barca, cadde in acqua un grosso tacchino riempito di tartufi!
Paola Cecchini
Redazione Radici