Rosa Parks . “The Mother of the Civil Rights movement”   

Rosa Parks . “The Mother of the Civil Rights movement”   

Di Miriam Gigliotti

“Le persone dicono sempre che non ho ceduto il mio posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente o non più di quanto non lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. Non ero vecchia, anche se alcuni hanno un’immagine di me da vecchia allora. Avevo 42 anni. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire”

Rosa Parks nasce a Tuskegee, Alabama, il 4 febbraio 1913.

Si sposa alla giovane età di 19 anni con Raymond Parks, già attivo nell’ambito dei diritti civili. Poco dopo inizia a lavorare come sarta in un magazzino di Montgomery.

A 30 anni, seguendo anche l’esempio del marito, entra a far parte del “Movimento per i diritti civili statunitensi”, diventando successivamente segretaria presso la sezione di Montgomery della “National Association for the Advancement of Colored People (NAACP)”.

Tra il 1876 e il 1975 vengono emanate negli Stati Uniti le cosiddette leggi Jim Crow dei singoli stati che introducono una significativa segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, facendo nascere una netta e discriminatoria divisione tra i “bianchi” e gli americani “neri” e non solo.

Oltre ai mezzi pubblici questa separazione viene imposta negli uffici pubblici, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei bagni pubblici, come anche nei ristoranti. Oltre a questo viene negato il diritto al voto. Gli afroamericani sono pertanto non solo emarginati, ma anche ghettizzati.

Rosa Parks nel 1955, nello stesso periodo in cui Martin Luther King si adopera per il riconoscimento dei diritti civili delle persone di colore, inizia a prendere parte alle attività promosse dal “Centro culturale per i diritti dei lavoratori e l’uguaglianza razziale” presso la Highlander Folk School.

Il primo dicembre 1955, al rientro dal lavoro, Rosa Parks salí sul solito autobus per tornare a casa. Quella sera non trovó posto a sedere tra quelli riservati alle persone di colore e decise –  coraggiosamente – di occupare un “posto a sedere libero”, che poteva cioè essere occupato sia da un cittadino bianco che da uno nero.

Dopo poco salí sull’autobus un uomo bianco. Rosa avrebbe dovuto cedergli il posto, ma quella sera decise di non farlo.

A nulla valsero gli inviti dell’autista ad alzarsi: Rosa rimase seduta là dov’era.

L’autista fece allora intervenire le forze dell’ordine e Rosa Parks venne arrestata con l’accusa di “condotta impropria”.

Lo stesso giorno venne liberata, grazie all’intervento di un avvocato bianco antirazzista, che pagò per lei la cauzione.

A seguito di questa presa di posizione, un’altra donna – Jo Ann Robinson si attivò insieme ad altre attiviste per dare inizio, attraverso la distribuzione di volantini, ad un’intensa e clandestina attività di boicottaggio dei mezzi pubblici della città di Montgomery: questi non furono utilizzati per più di un anno.

Durante il primo processo furono presentate false accuse e prove contro Rosa che la fecero condannare. Successivamente venne costantemente minacciata, molestata e perse il posto di lavoro.
La decisione venne addirittura sottoposta alla Corte suprema degli Stati Uniti.

Rosa Parks durante questo periodo non smise mai di lottare per i diritti civili.

Al termine del processo, nel 1956, la Corte suprema definì “incostituzionale” la segregazione razziale sugli autobus di Montgomery.

Da quel momento Rosa Parks venne anche chiamata “The Mother of the Civil Rights movement”.
Bill Clinton le consegnò un’onorificenza nel 1999, dichiarando in quell’occasione:  “Mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”.

Rosa si spense a Detroit, nel Michigan, il 24 ottobre 2005 all’etá di 92 anni.

La vittoria della donna è rimasta nella storia ed insegna quanto sia fondamentale perseverare con coraggio, fino alla vittoria finale.

Redazione Radici

foto di lefotografiechehannofattolastoria.it

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