Il disprezzo per Putin sta diventando odio per i russi. L’aggressione all’Ucraina non viene più imputata a un uomo solo, ma a una nazione intera. E’ la metamorfosi segnalata oggi sulla Stampa da Domenico Quirico, ed è uno dei danni – non il più trascurabile – della guerra scatenata dal Cremlino. Anche per questo sono importanti le parole e i gesti di dissenso che hanno per protagonisti i russi.

Come quelli di Kirill Savchenkov , che annunciando di non voler esporre le sue opere alla Biennale di Venezia ha detto che “non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto le bombe, quando la popolazione ucraina si nasconde nei rifugi, quando i dissenzienti russi sono ridotti al silenzio”. Il giovane artista moscovita è solito raccontare, con le sue installazioni, la vera natura dei regimi ibridi come quelli attualmente al potere nel suo paese o in Cina o nelle Filippine, regimi sospesi tra democrazia elettorale e autocrazia, tra propaganda e violenza.

Contro la guerra circola in Russia una lettera-appello nata nelle aule dell’università di Mosca. L’hanno già firmata ottomila tra scienziati e giornalisti scientifici. Scrivono che per l’invasione dell’Ucraina non ci sono giustificazioni e che l’isolamento della Russia dal mondo comporta un degrado culturale e tecnologico. In origine l’ appello a deporre le armi si trovava sulla pagina russa di Science, poi oscurata.

Oggi è possibile leggerlo su un sito non ancora spento (https://t-invariant.org/2022/02/we-are-against-war/). Alcuni dei firmatari lavorano all’estero, altri sono ricercatori e docenti in Russia. Scrive uno di loro: forse tra qualche mese saremo premiati o forse saremo in prigione, chissà. L’importante adesso era non stare zitti.9Colonne