Volendo restare democrazie
“C’è un filo, che non è né sottile né rosso, che separa la democrazia dalle forme di governo che democratiche non sono, e questo filo è il rispetto delle regole. Se osserviamo una qualsiasi autocrazia, dittatura, tirannia, troviamo sempre, e di solito nel momento del suo instaurarsi, che può non essere un momento “istantaneo” ma una serie di fatti distribuiti nel tempo, una singola o una serie di violazione delle regole fino a quel momento rispettate”.
Partono da qui le riflessioni che Lorenzo Robustelli affida all’editoriale che firma per “Eunews”, quotidiano online che dirige a Bruxelles.
“Può trattarsi della cancellazione delle elezioni, o di qualche partito; può trattarsi dell’eliminazione fisica dei concorrenti politici; può trattarsi della chiusura di giornali, o dell’uccisione di giornalisti; può trattarsi della presa del potere attraverso un colpo di stato.
Insomma, i mezzi sono tanti ma in comune hanno la violazione dell’ordine democratico esistente, dalla quale poi discende una ricca serie di conseguenze che sono di norma imprevedibili nel dettaglio ma drammatiche nel complesso.
Una lunga introduzione per spiegare perché in questa tragedia dell’invasione russa dell’Ucraina l’Occidente doverosamente risponde e lo fa solo nell’ambito della legalità internazionale.
Anche di fronte ad una brutalità criminale che non ha alcuna giustificazione, né legale, né, tanto meno, morale, e che a molti fa venir voglia di intervenire per fermare, con la forza, il vincibile esercito russo, che, come tanti eserciti in crisi, sta commettendo, a giudizio di molti esperti, ripetuti crimini di guerra.
Non sono un esperto di diritto internazionale, dunque non mi avventurerò nei dettagli delle cose. Posso però dire che Stati Uniti, Unione europea, Australia, Canada, Svizzera, la composita coalizione che sta cercando di fermare l’invasione, sta agendo con grande attenzione all’interno delle regole internazionali.
E questo accade per due motivi.
Il primo, quello forse più importante, è che questa è l’unica risposta democratica ad un atto di aggressione; imporsi di stare dentro le regole è l’unico metodo per preservare la vitalità delle nostre democrazie ed evitare derive pericolose.
Il secondo motivo, più banale, è che se si violano le regole, a quel punto qualsiasi reazione di Mosca diventa legittima, e il precipitare verso una sanguinosa guerra, che colpirebbe a fondo il nostro mondo causando sofferenze indicibili, sarebbe inevitabile”.