“Vedo rosso”: a Lugano viaggio nel novecento (italiano) con la collezione olgiati
L’esposizione pone in relazione una selezione di opere provenienti dalla Collezione Olgiati, principalmente dagli anni Sessanta a oggi, di cui molte presentate per la prima volta in questa occasione. La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati ha scelto questo affascinante tema per proporre un confronto esemplare tra artisti e artiste fra loro distanti cronologicamente e stilisticamente, ponendo l’accento sulla molteplicità di interpretazioni del colore rosso. L’allestimento si configura dunque come un’originale indagine sulla valenza simbolica del rosso, articolata secondo associazioni visive e semantiche solo in parte fedeli alla cronologia e alle distinzioni storiografiche. È proprio attraverso questa prospettiva inedita sui temi fondativi e sulle principali tendenze che compongono la Collezione che si possono cogliere nuove corrispondenze tra linguaggi solo apparentemente inconciliabili, dove il dialogo tra le avanguardie storiche del Novecento e la contemporaneità è elemento fondante.
Il percorso espositivo si apre con una riflessione sul colore rosso in termini metafisici. I calchi in gesso dipinto di Claudio Parmiggiani, accostati a quadri di due protagonisti della Transavanguardia italiana, Mimmo Paladino e Francesco Clemente, accolgono il visitatore coinvolgendolo in un’atmosfera di enigmatica sospensione ed evocando un arcano simbolismo che attinge a iconografie del passato, talvolta intessute di memorie personali.
Nell’orizzonte simbolico del rosso si coglie anche il rapporto rosso-velocità: l’esuberanza del rosso si accompagna all’iconografia dell’automobile in una varietà di opere che spaziano da un collage di carte colorate del 1929 del futurista Fortunato Depero, a un significativo esempio dei più recenti quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto, fino a un omaggio allo scultore Jimmie Durham, recentemente scomparso, insignito del Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2019.
Segue un capitolo dedicato a uno tra i nuclei fondanti della Collezione Olgiati, il Nouveau Réalisme: i francesi Arman e Martial Raysse esaltano il potere attrattivo del rosso per celebrare gli oggetti della quotidianità elevandoli a nuova materia artistica.
E ancora l’uso del rosso contraddistingue le ricerche degli astrattisti italiani Ettore Colla e Piero Dorazio; se questi ultimi ricorrono alla riduzione del colore alla sua funzione espressiva più “semplice, perentoria e incisiva”, gli originali collages dell’americano Conrad Marca-Relli e le celebri impronte di pennello del ticinese Niele Toroni costituiscono ulteriori indagini sul colore rosso secondo personalissimi codici astratti.
Uno spazio autonomo è dedicato a un nucleo di tre opere dell’anglo-indiano Anish Kapoor, che ci trasporta nella dimensione esistenziale e filosofica del rosso attraverso l’immagine poetica del “fiore” – la scultura 1000 Names, 1982 – interamente ricoperto di pigmento puro, sostanza viva che diviene essenza stessa dell’atto creativo.
Nella sezione successiva un monocromo rosso del 1956 di Yves Klein – uno tra gli esponenti di maggior rilievo del Nouveau Réalisme – è emblematico della scelta di semplicità cromatica assoluta che contraddistingue l’intero percorso creativo dell’artista, nella tensione verso l’immaterialità del vuoto. Uno spazio immateriale, cosmico e spirituale viene evocato anche nelle superfici monocrome costellate di buchi di Lucio Fontana. Il suo Concetto spaziale (Teatrino), 1965, viene qui presentato in relazione ad altre due importanti opere del XX secolo, un autoritratto del 1969 di Gino De Dominicis e un igloo del 1988 ca. di Mario Merz, in un dialogo ideale sul tema dell’immortalità dell’opera d’arte, nonché sulla dialettica tra individuo e universo. Segue un omaggio all’arte concettuale di Giulio Paolini, presente in mostra con un iconico collage del 1969, dove la scelta del rosso è del tutto arbitraria e subordinata alla riflessione sullo spazio della rappresentazione.
E ancora nelle opere di Tano Festa e Mario Schifano, protagonisti della scena artistica romana dei primi anni Sessanta, il rosso convive con la sperimentazione pittorica e l’indagine consapevole sul linguaggio dell’arte. Di Schifano viene esposto nella sala successiva l’imponente paesaggio intitolato Palma, 1973, attivando una sorprendente corrispondenza con il cielo infuocato di rosso del dipinto Aurora boreale, 1938, di Luigi Russolo.
L’ultima sezione presenta opere della stretta contemporaneità, dove il rosso è associato a temi di stringente attualità. Attraverso sculture ispirate al colore e alla forma delle gocce di sangue, l’italiana Chiara Dynys e la palestinese Mona Hatoum, pur con accezioni e modalità diverse, alludono metaforicamente a tematiche quali la fragilità umana, l’oppressione e la marginalità della condizione femminile, mentre gli americani Kelley Walker e Wade Guyton, protagonisti della scena New Pop, offrono uno sguardo altrettanto profondo sulla simbologia del rosso come rappresentazione ed evocazione della violenza sia essa fisica o psicologica.
Artisti e artiste in mostra: Arman (Nizza, 1928 – New York, 2005) / Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) / Francesco Clemente (Napoli, 1952) / Ettore Colla (Parma, 1896 – Roma, 1968) / Gino De Dominicis (Ancona, 1947 – Roma, 1998) / Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960) / Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) / Jimmie Durham (Houston, 1940 – Berlino, 2021) / Chiara Dynys (Mantova, 1958) / Tano Festa (Roma, 1938-1988) / Lucio Fontana (Rosario, Santa Fé, 1899 – Comabbio, 1968) / Marco Gastini (Torino, 1938-2018) / Wade Guyton (Hammond, 1972) / Mona Hatoum (Beirut, 1952) / Anish Kapoor (Bombay, 1954) / Yves Klein (Nizza, 1928 – Parigi, 1962) / Conrad Marca-Relli (Boston, 1913 – Parma, 2000) / Mario Merz (Milano, 1925-2003) / Gabriel Orozco (Xalapa, 1962) / Mimmo Paladino (Paduli, 1948) / Giulio Paolini (Genova, 1940) / Claudio Parmiggiani (Luzzara, 1943) / Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) / Walid Raad (Chbanieh, 1967) / Martial Raysse (Golfe Juan, 1936) / Sterling Ruby (Bitburg, 1972) / Ed Ruscha (Omaha, 1937) / Luigi Russolo (Portogruaro, 1885 – Cerro di Laveno, 1947) / Salvatore Scarpitta (New York, 1919-2007) / Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998) / Sacha Sosno (Marsiglia, 1937 – Monaco, 2013) / Wolfgang Tillmans (Remscheid, 1968) / Niele Toroni (Muralto, 1937) / Kelley Walker (Columbus, 1969) / Aaron Young (San Francisco, 1972).
La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, aperta al pubblico nello spazio espositivo adiacente al centro culturale LAC, espone oltre duecento opere di grande rilievo artistico selezionate con modalità differenti a seconda degli allestimenti. La Collezione, tra le più significative per quanto riguarda l’arte italiana dal primo Novecento ad oggi, i Nouveaux Réalistes e l’arte contemporanea internazionale, viene riproposta due volte l’anno con allestimenti sempre diversi alternati a mostre temporanee dedicate ad approfondimenti dell’opera di artisti già inclusi in Collezione. Giancarlo e Danna Olgiati ritengono che la città di Lugano, con il MASI, possa diventare naturale erede della Collezione; perciò dal 2012 la Collezione viene concessa in usufrutto alla città di Lugano e, nel 2018, i due Collezionisti donano settantasei opere al MASI, consolidando il rapporto con il Museo della città ed in linea con la tradizione museale elvetica che lega da sempre istituzione pubblica a collezionismo privato.