Una domenica alla urne quella del 3 aprile in Serbia. I seggi sono aperti dalle ore 7:00, si vota per le parlamentari anticipate, le presidenziali e anche le elezioni amministrative in 14 comuni, fra cui la capitale Belgrado. Circa 6,5 milioni di elettori scelgono quindi il presidente, un nuovo parlamento e le autorità locali. Il presidente uscente Aleksander Vucic è molto ottimista. Lui e il suo Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) sono dati come i sicuri vincitori e con largo margine di consensi sia alle legislative che alle elezioni locali; potrebbero quindi aggiudicarsi altri cinque anni di governo. Col suo partito progressista di destra Vucic potrebbe continuare a dominare il parlamento con 250 membri eletti.
I dolori degli oppositori
Alla consultazione elettorale partecipano anche le forze dell’ opposizione, che avevano boicottato le ultime legislative del giugno 2020 in protesta contro il decisionismo di Vucic. Sono 19 le liste in lizza per le legislative, mentre i candidati alla carica di presidente sono otto, tre dei quali donne. L’unico che potrebbe essere un reale competitor di Vucic è Zdravko Ponos, ex capo di stato maggiore dell’esercito, candidato del raggruppamento di opposizione ‘Uniti per la vittoria della Serbia’.
In Serbia si vota fino alle 20 in oltre 8.200 seggi, nel rispetto delle misure anti-Covid. Per il rifiuto di Pristina di allestire dei seggi sul proprio territorio e le ben note controversie fra Serbia e Kosovo, i serbi del Kosovo devono recarsi a votare in quattro località del Sud della Serbia..