«In due anni di pandemia le priorità e le abitudini dei consumatori italiani sono molto cambiate: benessere personale, sostenibilità ambientale e ricerca di una nuova quotidianità improntata al work-life balance sono sempre più importanti per gli italiani. La diffusione del lavoro da remoto, invece, ha spostato molte attività di consumo in casa e ha creato nuove abitudini che potrebbero rimanere anche dopo la pandemia.
Sullo sfondo, molto significativa la preoccupazione per i prezzi in crescita: mentre gli italiani stanno progressivamente tornando alla socialità pre-Covid, la paura dell’inflazione riguarda ben 3 italiani su 4.
Per le aziende che operano in ambito consumer è importante comprendere e intercettare questi cambiamenti per potere essere proattive nell’implementare soluzioni che rispondano ai nuovi bisogni dei consumatori», afferma Andrea Laurenza, Consumer Industry Leader di Deloitte.
Quando è stato chiesto agli italiani di riflettere sull’ultimo anno, la stragrande maggioranza ha dichiarato di sentirsi molto più concentrata sui cambiamenti in atto nella sfera personale.
Secondo i dati del Consumer Tracker, infatti, il 45% degli intervistati ha dichiarato di essere alla ricerca di un cambiamento personale, dando priorità al proprio benessere (41%). In linea con questo nuovo atteggiamento, il 45% degli italiani dichiara che negli ultimi 12 mesi ha preferito ridurre gli oggetti e beni materiali in proprio possesso.
Inoltre, per il 33% è molto importante trovare più tempo per vivere il presente, a fronte di meno ore di lavoro straordinario. Un cambiamento che attraversa tutte le fasce di reddito, ma che è concentrato soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni.
I dati del Consumer Tracker rivelano che gli italiani lavorano da casa mediamente 2,4 giorni a settimana – un valore al di sotto della media globale. Tuttavia, già oggi circa il 55% degli intervistati del nostro Paese dichiara di poter lavorare dalla propria abitazione e, potendo scegliere, preferirebbe poter restare lontano dagli uffici per buona parte della settimana (in media fino a 3-4 giorni).
Così, la nuova centralità della casa ha un impatto significativo da una parte sulle bollette e spese per la casa di vario genere, dall’altro sul giro di affari di bar e ristoranti. Nelle prossime quattro settimane, infatti, l’80% degli italiani pianifica di spendere per affitto, mutuo e bollette tra i 100 e i 750 euro, mentre l’86% spenderà fino a 225 per internet e servizi di streaming.
Il 70% invece è intenzionato a spendere per cenare in ristoranti o ordinare cibo da asporto, ma con una spesa massima di 100 euro.
Nonostante la casa sia sempre più la base operativa in cui alternare lavoro, svago e vita privata, i dati mostrano che gli italiani continuano ad avere una forte propensione alla socialità.
Infatti, a fronte dei timori per la salute legati alla pandemia, rispetto a 12 mesi fa, circa un italiano su tre (29%) ritiene di cercare una maggiore interazione di persona, quasi doppiando coloro che sentono la necessità di sostituire o mediare l’interazione di persona con i servizi digitali (17%).
L’emergere di due gruppi distinti, uno che cerca l’interazione di persona e l’altro che la sostituisce, è una scoperta interessante che si riscontra anche in altri Paesi, ad esempio gli Stati Uniti (44% pro-interazione di persona vs 24% pro-interazione digitale), Germania (37% vs 12%), Francia (33% vs 13%), Spagna (32% vs 17%).