Oggi il primo ‘step’, domani il secondo. Incontro di maggioranza questa mattina per sciogliere i nodi sulla riforma del Csm. Ad un certo punto della riunione, racconta chi era presente, è intervenuto un esponente dell’Avvocatura dello Stato espressione del Dagl che ha cercato di porre dei dubbi sul fatto che lo stop alle porte girevoli tra politica e toghe non debba riguardare anche la magistratura amministrativa e contabile.
Il tema è stato rinviato a nuovi approfondimenti, ma la maggioranza è stata compatta – riferiscono le stesse fonti – a sottolineare che i ‘paletti’ debbano riguardare tutti. Passi avanti anche sull’introduzione dei voti degli avvocati nei consigli giudiziari mentre sul nodo più controverso – quello del sistema di voto – si è deciso di rinviare la discussione a domani.
Sulla riforma del Csm il tentativo in atto è comunque quello di sminare il terreno. Ed evitare anche che l’esecutivo blindi in Parlamento l’emendamento che ha avuto già il via libera del Csm. Da domani si comincerà a votare in Commissione Giustizia alla Camera sui punti sui quali si è già raggiunto un’intesa ma il clima – è il parere di molti presenti alla riunione – è diventato maggiormente collaborativo.
Uno dei temi in discussione è quello della separazione delle funzioni. Nei giorni scorsi la Guardasigilli aveva predicato cautela, sottolineando la necessità di essere prudenti, perché la materia viene affrontata dai quesiti referendari. E anche la Lega aveva posto il problema. Il ministro, secondo quanto viene riferito da fonti parlamentari, oggi ha aperto alla possibilità di intervenire. Spiegando che intervenendo non si va a toccare l’oggetto del referendum che su questo punto prevede che non ci sia alcun passaggio dalla funzione di giudice a quella di Pm e viceversa. Al momento questa possibilità è prevista quattro volte.
La riforma Cartabia ricalca l’impianto Bonafede e la riduce a due, mentre FI, con l’emendamento firmato Zanettin, vorrebbe un solo passaggio nei primi cinque anni. Il periodo potrebbe essere allungato, occorrerebbe superare le resistenze in campo ma si lavora per una mediazione con la sponda pure del Pd. Il Movimento 5 stelle però è contrario e tiene il punto. Un’apertura della maggioranza e dell’esecutivo in questa direzione potrebbe favorire la condizione di una convergenza pure sul tema del sistema elettorale, con FI che ha già annunciato che farà le barricate per il criterio del sorteggio temperato. Qualora venisse accolta la linea azzurra sulla separazione delle funzioni si potrebbe quindi arrivare ad un accordo, modificando in ogni caso l’idea proposta del responsabile di via Arenula riguardo il sistema maggioritario binominale.
Ma una delle novità che arriveranno dalla riforma del Csm riguarderà il criterio di valutazione dei magistrati.
Non verrà introdotta la responsabilità civile ma ci sarà una sorta di ‘fascicolo’ per ogni toga. Un fascicolo che conterrà “per ogni anno di attività, i dati statistici e la documentazione necessaria per valutare il complesso dell’attività svolta, sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo, la tempestività nell’adozione dei provvedimenti, la sussistenza di caratteri di significativa anomalia in relazione all’esito degli affari nelle successive fasi o nei gradi del procedimento e del giudizio, nonché ogni altro elemento richiesto ai fini della valutazione”.
La riforma del Csm prevede – secondo gli ‘input’ dell’esecutivo – tre gradi di giudizio: ottimo, buono e discreto. Tutti i magistrati attualmente vengono sottoposti ad approfondito controllo periodico della capacità professionale, con cadenza quadriennale, per 7 volte, a partire dall’ingresso in magistratura e fino al ventottesimo anno di carriera. Ma l’emendamento proposto dal deputato di Azione Costa e riformulato dall’esecutivo introduce dati per poter dimostrare, alla luce dei risultati conseguiti, chi – questo l’obiettivo del proponente – merita di fare passi avanti nella carriera ‘disinnescando’ l’eventuale soccorso delle correnti.
Italia viva, con il deputato Ferri, si è schierato contro questo sistema, viene riferito, ma le altre forze della maggioranza hanno aperto al nuovo criterio. Il Movimento 5 stelle rilancerà la battaglia per evitare norme anti-bavaglio per i Pm. In ogni caso sarà il confronto sulla legge elettorale a determinare l’esito della trattativa sulla riforma del Csm. Il governo nei giorni scorsi aveva sottolineato la possibilità del ricorso della fiducia.
Tuttavia, non è escluso che se si arrivasse ad un compromesso sui punti sul tavolo, l’esecutivo possa evitare di blindare la riforma. Anche perché i rischi maggiori per un incidente parlamentare per la maggioranza sono in Commissione dove i numeri del centrodestra, aggiunti a quelli di Iv, Azione e Alternativa, potrebbero essere decisivi. “La riunione di maggioranzav è stata molto proficua, c’e’ un diffuso, ragionevole ottimismo”, ha sottolineato il sottosegretario Sisto. agi