Mercati rionali: le cifre
In base a una statistica del 2004 fatta da Confcommercio, le imprese del commercio ambulante in Italia, risultavano 150.000 e occupavano circa 340.000 persone direttamente e altre 100.000 nell’indotto; un settore in pieno fermento dunque. Si stima che il 14-16% degli acquisti di ogni famiglia italiana avviene attraverso questo canale. Le motivazioni di questa scelta risultano sostanzialmente due: qualità e prezzi ridotti rispetto ai negozi o ai moderni centri commerciali. Il fenomeno non riguarda solo il settore alimentare, anzi il numero maggiore di ambulanti è operativo nel settore dell’abbigliamento (44,6%); per quanto riguarda i generi di prima necessità, frutta e verdura mantengono il 55-60% di quota di mercato, seguite dai prodotti ittici (30-40%).
È inoltre possibile acquistare specialità regionali e “prodotti tipici” spendendo il minimo: dal pane casereccio, ai formaggi DOP, dalle spezie fresche alla frutta fuori stagione. Persino nell’abbigliamento, qualità e risparmio sono assicurati: Cachemire, seta e prodotti di pregio, a prezzi inferiori rispetto a quelli di qualsiasi altro grossista.
Sindaci, amministratori e associazioni di commercianti, hanno dichiarato che i mercati sono parte integrante delle economie locali e in molti si stanno rendendo conto che portano benefici anche a livello sociale: girovagare per le bancarelle offre il vantaggio di mantenere vive le relazioni personali, oltre che di acquistare ottimi prodotti, spesso a chilometro zero.
I benefici dell’acquisto “ambulante”
- Si cammina lentamente e si tende a socializzare;
- Si scoprono angoli nascosti della propria città;
- Si percepiscono i profumi ed il chiacchiericcio della gente;
- Si acquista merce di qualità; in alcuni casi viene offerto un gradito assaggino prima di ogni acquisto;
- Si osserva il prezzo scritto a mano che rilancia valori di genuinità e semplicità.
Gli storici mercati rionali insomma, quelli che in ogni quartiere colonizzano strade e giorni in settimana, conservano il monopolio. Nell’era del fast fashion dove comincia a farsi largo un po’ di snobismo insofferente, fare acquisti ai mercati rionali è un modo per estraniarsi dall’omologazione di massa e dalla scarsa qualità.
Al mercato non si va soltanto per comprare cibo o merce dozzinale, ma oggetti e vestiti delle migliori marche e anche un po’ per vagare oziosamente; una vera e propria attività di slow shopping.
Mercati milanesi
Qui di seguito consigliamo tre mercati milanesi che andrebbero visitati anche solo per vivere un’esperienza di tipo culturale, oltre che commerciale:
1. Il “mercato del Cachemirino
A pochi passi dall’Arco della Pace, nella graziosa piazzetta che collega le vie Ariosto, Pagano e Vincenzo Monti. Gli articoli più venduti, come suggerisce il nome sono: lana e cachemire, calzature made in Italy e abbigliamento per l’infanzia che fa’ molto moda in zona Navigli. Se gli altri mercati del centro alternano le bancarelle di lusso a quelle di cineserie e cianfrusaglie, questo mercato si distingue per la sua impronta di sempre: NULLA di conveniente, ma la qualità è granitica.
2. Il mercato San Marco o Mercato di Brera
A pochi passi da due delle istituzioni principali della borghesia milanese, ovvero la sede dello storico quotidiano il Corriere della Sera e il Liceo Parini. Il mercato offre, oltre alla maglieria pregiata, anche calze di ogni tipo, pelletteria e frutta in grandissima varietà. Non visitatelo verso l’ora di pranzo, quando è sovraffollato da studenti e professori.
3. Il mercato Garigliano
Detto anche “il mercato Isola”, ma attenzione a non confonderlo con il mercato comunale al coperto. Questo mercato vanta la presenza di bancarelle retrò quali maggiori punti di attrazione, anche se chi lo frequenta abitualmente afferma che il valore aggiunto è senz’altro il cibo. Si segnalano, per chi ci passa il sabato, il gustosissimo pollo allo spiedo ed una bancarella dei prodotti della terra di Puglia, con una selezione di salumi e formaggi insuperabile! È anche il genere di posto dove si trovano prodotti non facilmente reperibili come il Daikon e la Manioca.