Torna dopo 15 anni l’era del carovita
di Paolo Pagliaro
Il documento di economia e finanza, che il consiglio dei ministri approverà in settimana, porterà cattive notizie. La guerra in Ucraina pesa sull’economia e la crescita verrà rivista al ribasso, tendenza anticipata oggi dai dati Istat sul Pil.
I timori principali riguardano l’inflazione, che sfiora orami il 7% Non era così alta dal 1991. Dopo 15 anni di sostanziale stabilità dei prezzi, si tratta di una svolta traumatica sia per il potere d’acquisto dei consumatori che per i depositi dei risparmiatori. Sui conti correnti delle famiglie ci sono giacenze superiori ai 1.800 miliardi di euro, che equivalgono al 40% dei nostri risparmi .
Secondo le stime del Sole 24 Ore, con l’inflazione tra il 6 e il 7% e la conseguente erosione del capitale, rischiano di andare in fumo 122 miliardi. Se a questo dato si somma la perdita di potere d’acquisto dei salari, il danno per le famiglie raggiunge i 150 miliardi.
In un anno la perdita media per famiglia arriva a sfiorare i 6.000 euro. L’esplosione dei prezzi è trainata dai rincari delle materie prime e ha effetti su produzione e consumi . Non tornano più i conti dell’industria manifatturiera, dell’edilizia, dell’agroalimentare. E i conti di chi va a fare la spesa. A Catanzaro in un mese il prezzo della pasta è aumentato del 15% a Terni il pane costa il 10% in più che a febbraio.
Resta invece invariato il prezzo del latte, ma solo perché invece di trovare la confezione da un litro ne troveremo una più piccola. Si chiama shrinkflation, politica commerciale che consiste nel mantenere sempre uguale il prezzo della confezione, ma ridurre la quantità di prodotto che vi è contenuta. Vale anche per le patatine.