Così facciamo conoscere l’Italia in Usa
Roberto V. Allegrini è il nuovo presidente della National Italian American Foundation (Niaf). In questa intervista, racconta a 9colonne come lavora l’organizzazione, senza scopo di lucro e apartitica, per la conservazione, promozione e protezione del patrimonio e della cultura italoamericana.
Gli americani hanno un’idea dell’Italia distorta. Gli stereotipi creati negli anni resistono.
Sì, c’è una disinformazione creata da media, film e dai messaggi distorti sull’Italia che ancora resiste. Un’informazione sbagliata, che ignora i fatti, si alimenta di pregiudizi e si consolida soprattutto con le fiction, ne cito una per tutti: i Sopranos.
La Niaf è impegnata soprattutto a diffondere la conoscenza dell’Italia i giovani. Il progetto avviato dal MAECI per un “Turismo delle radici” potrà contribuire a modificare la nostra immagine?
Ritengo sia un’un ottima iniziativa. Le associazioni di italo americani potranno finalmente vedere l’Italia vera, non quella raccontata dalle fiction. Come Niaf sosteniamo e promuoviamo ogni anno 50 viaggi riservati a giovani italo discendenti, selezionati e proposti dalle Associazioni membri della Niaf. Lo scopo è appunto quello di contribuire a diffondere una conoscenza dell’Italia corretta e diretta, ma anche di rafforzare quel legame naturale che c’è.
Cosa dovrebbe fare il nostro Paese per migliorare la propria immagine?
L’Italia è la quinta potenza al mondo per surplus commerciale e il secondo paese manifatturiero europeo. Le industrie italiane occupano posizioni di primo piano in molti settori dell’alta tecnologia, dalla robotica ai cantieri navali, e realizzano grandi infrastrutture in più di 90 paesi. La lingua italiana è la quarta lingua più studiata al mondo, un chiaro segnale dell’attenzione internazionale al Paese. L’Italia deve dare un’immagine del Paese ampia. Se gli italoamericani sanno qualcosa dell’Italia è ciò che hanno raccontato loro le nonne, conoscono la cucina e le preghiere. Ora, è pur vero che l’Italia è la capitale della buona cucina e della Chiesa, ma è anche molto, molto di più. Gli italoamericani debbono conoscere la ricchezza delle loro origini, ma soprattutto la ricchezza del Belpaese. Nessun altro luogo offre più dell’Italia. Di ciò che l’Italia ha dato e dà ancora al mondo, tutti dovremmo essere orgogliosi. Invece, purtroppo, c’è ancora qualcuno in America che si vergogna delle proprie origini, che è vittima degli stereotipi.
Lei è stato da poco eletto presidente della Niaf, come è cambiato il rapporto degli italoamericani con il Paese in cui vivono?
E’ un rapporto che diventa sempre più stretto. Gli italoamericani sono ormai tra i protagonisti della vita sociale, imprenditoriale e politica dell’America, basti pensare che Nancy Pelosi, la terza persona, per importanza e ruolo negli Usa, è di origine italiana ed è orgogliosa di esserlo. Lo dimostra anche il fatto che la signora è tra i maggiori sostenitori della Niaf. Lo stesso vale per il mondo dell’industria. Io provengo dal settore alberghiero e lì tutte le maggiori catene sono controllate da italoamericani. Abbiamo successo in tutti i settori, manca soltanto la Casa Bianca, dove penso che prima o poi vedremo un inquilino italoamericano. Certo, la strada per superare i pregiudizi ancora è lunga. Ricordo che quando Mauro Cuomo annunciò la sua corsa verso la Casa Bianca un giornalista scrisse che era ‘opportuno cercare connessioni con la mafia’. Ecco, dovremmo superare tutto questo e guardare fiduciosi al futuro.
Le nuove generazioni guardano con orgoglio e interesse alle loro radici?
La mia generazione, quella precedente a questa, non guardava alla propria italianità con interesse, anzi. Era importante per loro lavorare ad una buona e completa integrazione, a partire dalla conoscenza dell’inglese. Oggi invece, c’è un interesse grande dei giovani italoamericani per le loro origini, a partire proprio dalla lingua. Anche se hanno meno sangue italiano hanno un senso di appartenenza forte, un orgoglio che non celano anzi esibiscono. Dallo stile di vita alle tradizioni e all’educazione familiare, i giovani rivendicano sempre di più le loro origini italiane.
Avete promosso il “The Russo Brothers Italian American Film Forum” un concorso a sostegno dei giovani filmakers. Ce ne parla?
C’è un enorme interesse per la nostra iniziativa avviata con i registi italoamericani Anthony e Joseph Russo, i quali hanno collaborato con Niaf e Isda per sviluppare il Forum. I Russo sono protagonisti nel mondo del cinema internazionale, hanno un repertorio cinematografico che va dai film Marvel con i maggiori incassi, agli Emmy che si sono aggiudicati per i loro progetti televisivi. Con l’iniziativa della Niaf sosterremo un numero selezionato di candidati che riceverà una sovvenzione di 8.000 dollari come budget di produzione per un documentario, un racconto che abbia al centro un solo obiettivo: evidenziare la positività di alcuni aspetti dell’esperienza italoamericana. La scorsa edizione del concorso ha registrato la partecipazione di oltre 300 giovani tutti di livello altissimo. Scegliamo ogni anno un vincitore che meglio contrasta gli stereotipi sul nostro paese.