Eppure piaceva il Papa pacifista
di Paolo Pagliaro
Il mercato delle armi non ha risentito degli effetti della crisi economica mondiale causata dalla pandemia. La guerra in Ucraina sta alimentando un giro d’affari già florido, visto che negli ultimi 6 anni i ricavi dei 100 maggiori produttori di armi da guerra sono aumentati del 17%. Secondo i dati diffusi a Stoccolma dall’’Istituto di ricerca internazionale sulla pace, nel 2020 i 100 maggiori produttori hanno fatturato 531 miliardi di dollari. Ai primi cinque posti ci sono altrettante aziende statunitensi, con la Lockhed Martin che guida la classifica grazie a ricavi per 58 miliardi.
Tra le prime dieci ci sono anche l’inglese Bae Systems e tre società cinesi. L’italiana Leonardo, occupa il tredicesimo posto. Fincantieri è 47esima. Nel 2020 la spesa militare mondiale ha sfiorato i 2 mila miliardi di dollari. Ora in Europa sta aumentando rapidamente la domanda, me negli ultimi anni metà delle esportazioni di armi americane ha preso la strada del Medio Oriente .
In cinque anni l’Arabia Saudita ha incrementato gli acquisti del 130% La lista della spesa di Ryad comprende 60 mila bombe cosiddette intelligenti, già utilizzate per la guerra nello Yemen dove l’Onu ha contato finora 150 mila morti.
Ha triplicato gli acquisti l’Egitto, si sta armando l’Australia, aumenta gli stanziamenti l’Italia. Papa Francesco sostiene che questa corsa alle armi è una pazzia. Non aveva aspettato la guerra in Ucraina per dirlo. Il 24 settembre 2015, parlando al Congresso degli Stati Uniti, Bergoglio aveva chiesto di rinunciare ai profitti derivanti dalla vendita di armi, destinate a infliggere indicibili sofferenze agli uomini.
Quel discorso fu accompagnato da 37 applausi e 8 standing ovation.