Non solo Putin, in tribunale anche il suo circo mediatico

Non solo Putin, in tribunale anche il suo circo mediatico

Di Nicola Perrone

La propaganda sta giocando un ruolo fondamentale nella guerra in Ucraina scatenata dal regime di Putin. Ogni giorno, ogni volta, di fronte alle scene drammatiche di morte e distruzione, uccisione a sangue freddo di civili, stupri e torture compiute dai soldati russi il circo mediatico del dittatore comincia il controcanto. Immediatamente veicolato dai media controllati dal governo russo che, dopo la legge che punendo con anni di galera chi trasgredisce e veicola controinformazione, ha portato alla chiusura di quelle poche voci indipendenti sopravvissute a tutti questi anni di censura.

Nelle grandi città, forse, c’è una parte di cittadini che riesce in qualche modo ad informarsi attraverso la rete, per sapere effettivamente che cosa sta accadendo. C’è pure chi contesta e scende in piazza, prendendosi le manganellate degli sgherri di regime e finendo in galera. Ma sono una parte piccola dell’impero, la parte grande è sparsa nelle campagne, in luoghi lontani dove arriva solo la voce della propaganda di Mosca.

E quando la propaganda ti bombarda quotidianamente il cervello dicendo che in Ucraina ci sono i nazisti e che i russi stanno combattendo una nuova guerra a Hitler ecco che da questa parte si crea consenso, ci si convince che i russi sono buoni e tutti gli altri cattivi da distruggere. E i sondaggi certificano che il gradimento per Putin tra i cittadini è schizzato all’83%.

Oggi in rete è circolata la voce di Alexei Navalny, fiero oppositore di Putin condannato a 12 anni di galera dal regime. Spiega dal di dentro come funziona la macchina della propaganda di Putin, come questi pseudo giornalisti che ogni sera fanno finta di moderare la messa in scena organizzata alla fine sono dei veri e propri guerrafondai, addirittura, scrive Navalny “hanno da tempo superato i militari in fatto di aggressività. Chiedono guerra a oltranza… zittiscono ogni voce fuori dal coro se queste accennano al fatto che i colloqui di pace sono una buna cosa”.

Insomma siamo oltre il limite, la propaganda di Putin non solo crea il consenso al regime e l’appoggio alla guerra che scatena ma addirittura forgia una pubblica opinione che glielo chiede. Quindi non solo Putin e la sua cricca di regime ma anche tutto il National Media Group che sforna ogni minuto menzogne dovrebbe in futuro essere processato per crimini di guerra. Quindi i colpevoli non sono soltanto i soldati che hanno ucciso a bruciapelo civili con le mani legate dietro la schiena ma pure chi dallo schermo gli ha urlato ‘dai, spara’.

Per quanto riguarda il nostro Paese anche qui ci si divide tra chi accusa Putin e chi non riesce ancora a pronunciare il nome dell’aggressore. Ad esempio, nel M5S c’è la linea senza se e senza ma del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ieri in accordo con altri paesi europei ha cacciato 30 funzionari-spie dell’ambasciata russa in Italiamisura contestata dal capo della Lega, Matteo Salvini. Poi c’è la posizione del presidente Giuseppe Conte più sfumata verso Putin, che contesta l’aumento delle spese per armamenti e che alla fine sembra più interessato a guadagnare qualche voto per fermare il calo di elettori.

C’è poi la posizione dell’Anpi, che pur condannando le uccisioni di civili a Bucha, prima di condannare i russi chiede di aspettare i risultati di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’Onu per appurare che cosa è accaduto. Mi si perdoni, una posizione ridicola e vergognosa da parte di chi dovrebbe rappresentare i partigiani che in Italia hanno combattuto il nazifascismo. Come è vergognoso insistere nel chiedere al popolo ucraino di arrendersi subito e di chinare la testa di fronte alla forza del dittatore russo.

Noi però siamo un popolo strano, e i sondaggi ce lo dicono in modo chiaro. Se il conflitto dovesse prolungarsi, ha rilevato Swg, il 59% degli italiani è favorevole ad inasprire le sanzioni economiche contro la Russia e il 56% anche a bloccare il gas di Putin se questo lo vuol far pagare in rubli. Ma il popolo si divide sull’invio delle armi agli ucraini, il 40% è d’accordo, il 48% no, mentre ben il 74% non vuole assolutamente l’invio di nostri soldati. Un italiano su due vorrebbe che insieme alla pace anche Putin venga destituito. Insomma, come diceva l’amico Stanislaw Jerzy Lec, siam fatti così: “Tutti vogliono un posto al sole, e in più, possibilmente, all’ombra”.

Redazione Radici

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