A Shanghai oltre 26mila nuovi casi di Covid,Guangzhou chiude le scuole
Polemiche per la linea rigida di contenimento adottata dalle autorità sanitarie
Nuovo record di contagi a Shanghai, che superano quota 26mila nella città sottoposta da settimane a lockdown. Secondo l’ultimo aggiornamento della Commissione Nazionale per la Sanità, nella metropoli cinesi si contano 914 casi confermati e 25.173 casi asintomatici: il numero è in lieve rialzo rispetto al dato di ieri, nonostante i casi confermati siano tornati sotto quota mille, e la metropoli cinese rimane l’epicentro dell’attuale ondata, la peggiore dallo scoppio dell’epidemia a Wuhan, a fine 2019.
Il prolungato lockdown ha innescato forti polemiche tra i residenti per le difficoltà nel reperimento di generi alimentari e di prima necessità, e per gli enormi ritardi nelle consegne.
La rigida linea di contenimento del virus ha innescato preoccupazioni a livello internazionale e una nuova polemica tra Cina e Stati Uniti. L’Ambasciata statunitense in Cina ha emesso un avviso in cui chiede ai propri connazionali di “riconsiderare” eventuali viaggi in Cina, a causa dell’ondata di contagi e delle restrizioni in atto e dell’applicazione “arbitraria” delle leggi locali.
La Cina, ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, è “fortemente insoddisfatta” e si oppone alle “accuse infondate” contro la politica anti-epidemica nazionale.
La rigida politica di contenimento del virus è stata criticata anche dalla Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, in una lettera indirizzata alla vice premier cinese, Sun Chunlan, a capo del coordinamento nazionale contro l’epidemia.
Le misure messe in atto hanno provocato “significativi disagi”, dalla logistica all’impianto produttivo, si legge nella lettera citata dall’agenzia Reuters, e a firma dello stesso presidente dell’associazione che riunisce le imprese europee in Cina, Joerg Wuttke. Tra le ultime aziende a fare le spese delle incertezze del lockdown c’è anche il produttore di veicoli elettrici Nio, che ha annunciato la sospensione della produzione e ritardi nelle consegne a causa delle restrizioni in atto in molte parti del Paese dove si trovano i suoi fornitori.
Le autorità di Shanghai promettono, intanto, i primi allentamenti, dopo le dimissioni di migliaia di pazienti dalle strutture adibite alla quarantena, e tentano di rassicurare i 26 milioni di abitanti sull’impegno per la regolarità delle forniture.
Oltre diecimila pazienti sono stati dimessi nel fine settimana, e altri tremila pazienti sono stati dimessi oggi, secondo quanto annunciato dal direttore della Commissione Municipale della Sanità di Shanghai, Wu Jinglei.
Shanghai ha diviso le unità residenziali in tre categorie di rischio epidemico, permettendo a quelle dove non si registrano casi positivi da due settimane di condurre una “attività appropriata”, ha detto un funzionario della municipalità, Gu Honghui, citato dai media cinesi: sono ora 7.624 le aree ancora sigillate, a cui se ne aggiungono altre 2.640 soggette a controlli, e altre 7.565 “aree di prevenzione”, destinate alla riapertura. Il lockdown di Shanghai ha avuto anche un risvolto sportivo, con il ritiro dello Shanghai Port dalla Champions League asiatica, secondo quanto confermato dalla Asia Football Confederation.
La preoccupazione per la nuova ondata di contagi coinvolge anche altre città, tra cui Wuhan, dove si è manifestato il virus per la prima volta: chiunque debba prendere i mezzi pubblici, si legge in una nota emessa dall’amministrazione locale, deve essere in possesso di un certificato che provi di avere effettuato un tampone dall’esito negativo nelle ultime 48 ore.
Più dure, però, le restrizioni a Guangzhou, su cui si concentrano le ultime preoccupazioni. Nell’hub manifatturiero nel sud-est del Paese si sono registrati 27 nuovi contagi, nove dei quali asintomatici. Le autorità locali hanno ordinato la chiusura per almeno una settimana delle scuole elementari e medie, che saranno sostituite dalla didattica a distanza, e hanno chiesto ai residenti di non lasciare la città a meno di casi di necessità. Chiunque debba partire dovrà mostrare l’esito negativo di un tampone effettuato entro le ultime 48 ore.