Kiev, il ritorno degli ucraini nella capitale: “la città sta tornando a vivere”

Kiev, il ritorno degli ucraini nella capitale: “la città sta tornando a vivere”

Di Euronews

Anna e Marina, abitanti di Kiev, sono tornate nella loro città.   –   Diritti d’autore  Euronews   

Sono circa 50.000 le persone che ogni giorno tornano a Kiev ogni giorno, nonostante le autorità abbiano ripetutamente invitato gli abitanti a rimanere lontani dalla capitale, ancora troppo pericolosa. A Kiev sono sempre più numerosi i bar e i ristoranti che scelgono di riaprire i battenti nonostante il pericolo, per soddisfare i clienti che poco a poco cominciano a ripopolare le strade della città.

“Abbiamo le valigie sempre pronte”

“La città sta tornando a vivere”, osserva Marina, abitante di Kiev appena tornata in Ucraina. “Quando sono tornata a Kiev dopo essere scappata, la città era vuota. Ora sembra che la gente stia tornando”. Nonostante la voglia di tornare alla normalità sia forte, gli ucraini sanno che il pericolo di un attacco russo incombe ancora. “Le nostre valigie sono sempre pronte ora”, riconosce Marina, “perchè non sappiamo cosa succederà”.

Ma al momento, per alcuni abitanti di Kiev, la voglia di tornare alla propria vita normale è più forte della paura. Anna, residente nella capitale ucraina, non perde la speranza e cerca in tutti i modi di recuperare una parvenza di normalità. “La settimana scorsa abbiamo aperto una pasticceria”, racconta la giovane donna. “Abbiamo visto che la gente tornava, abbiamo clienti. Finalmente possiamo lavorare, è un sollievo”, spiega Anna.

La situazione resta pericolosa nella regione della capitale

Tra coloro che ritornano ci sono soprattutto donne e bambini, che spesso sperano di ritrovare padri e mariti lasciati a Kiev per combattere. Negli ultimi giorni, i ritorni sono così frequenti che la linea di autobus tra Varsavia e Kiev è stata ristabilita.

La situazione resta però pericolosa nella capitale, e non solo per la minaccia di missili russi. La regione è disseminata di mine, granate e ordigni inesplosi, malgrado le operazioni di sminamento.

Redazione Radici

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