Bucha sarà presto gemellata con Bergamo
la proposta di Giorgio Gori è stata presentata oggi al sindaco della città ucraina Anatoliy Feroduk
Da un lato la città simbolo della pandemia da Covid-19, con il corteo di camion pieni di bare che non trovavano pace nella primavera del 2020. Dall’altra, il sobborgo di Kiev occupato dai russi a fine febbraio e martirizzato per settimane, fino al ritiro e alla macabra scoperta di fosse comune e corpi di civili abbandonati in strada. Presto le due città saranno gemellate: il sindaco di Bucha, Anatoliy Feroduk, ha ricevuto oggi, dalle mani di Piersilvio Fagiani, direttore generale del Cesvi, Ong con base a Bergamo, la proposta del primo cittadino orobico, Giorgio Gori. A dirlo all’AGI è lo stesso Fagiani, che si trova in Ucraina da alcuni giorni per stabilire in termini concreti come contribuire ad affrontare l’emergenza bellica.
“Feroduk è stato molto felice di questa proposta, che sarà approvata alla prima riunione del consiglio comunale di Bucha, la prossima settimana – ha spiegato Fagiani – Il sindaco ha messo a disposizione di Cesvi un ufficio nelle strutture del Comune e ci ha consegnato un elenco delle priorità”.
Come Ong siamo di Bergamo, quindi molto pragmatici, e contiamo di provvedere in tempi rapidi all’invio delle cose che servono, bisogna pensare alla ricostruzione e al rientro delle persone che se ne sono andate”. Bucha, che si trova una trentina di chilometri a nord-ovest della capitale Kiev, nella direzione della frontiera bielorussa, è stata una delle prime città ad essere occupate dai russi, e dopo la liberazione sono emersi gli orrori commessi durante le settimane dell’occupazione sui civili.
Prima della guerra aveva 53 mila abitanti, ora ne sono rimasti 3.500. Il sindaco ha stimato recentemente che sarebbero stati uccisi fra i 5 e i 10 mila cittadini.
Dopo che le immagini della devastazione e dei cadaveri di civili nelle strade hanno fatto il giro del mondo, ha detto Fagiani riferendo del suo colloquio con Feroduk, “tutti sono venuti a stringergli la mano, ma poi se ne sono andati. Noi invece contiamo di restare e lavorare con lui. Invieremo al più presto una missione tecnica di un paio di persone, per concordare con le autorità come procedere con gli aiuti: le necessità sono molte. Siamo qui perchè Bucha riviva, e credo che proprio questo sarà lo slogan della nostra prossima raccolta di fondi”.
AGI