“Questa iniziativa simboleggia il passaggio di testimone della memoria, grazie alla Legge Rognoni – La Torre oggi la coscienza antimafiosa è più diffusa”, ha detto Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi che da 16 anni porta avanti un progetto educativo antimafia con le scuole per ricordare il senso dell’impegno di liberazione dalle mafie.
“Colpire il patrimonio dei mafiosi è stata l’intuizione di Pio La Torre – ha detto il sindaco Orlando – pulire oggi la sua lapide con i ragazzi serve a ricordarci che vogliamo essere liberi dalla paura, dalla polvere dell’oblio e averne cura”.
“Questo è un percorso di legalità che permette agli alunni di conoscere i protagonisti della lotta alla mafia – ha detto il dirigente del Ragusa Moleti, Nicolò La Rocca – e confrontarsi con loro per riscoprire delle testimonianze importanti”.
L’iniziativa è poi proseguita al carcere Ucciardone di Palermo, in quel braccio che è oggi un polo didattico intitolato a Pio La Torre, che qui ha trascorso 17 mesi di reclusione e isolamento, dall’11 marzo 1950 al 23 agosto 1951. Una vicenda che Vito Lo Monaco ha ricostruito con un gruppo di studenti detenuti. Anche loro hanno partecipato al questionario sulla percezione mafiosa inviato alle scuole che da Nord a Sud Italia hanno seguito le videoconferenze del Centro Studi e i cui risultati saranno presentati il prossimo 30 aprile, in occasione del 40esimo anniversario dell”uccisione.
Con loro c’erano la vicedirettrice Giovanna Re, i docenti Raffaela Argento, Carmela Cancemi, Giacomo Giaconia, Luigi Sganga e il personale penitenziario.

“Le mafie di 40 anni fa sono state sconfitte grazie alla Rognoni – La Torre che ha guardato al futuro, ora bisogna stare attenti alla capacità di infiltrazione che hanno le nuove mafie che possono essere debellate solo se si scinde il legame tra mafia, politica e corruzione. Chiediamo che questa sia una priorità per l’agenda politica del Paese”, ha concluso Vito Lo Monaco.

– foto ufficio stampa Centro Studi Pio La Torre

(ITALPRESS).