“L’arte contemporanea, del resto, oggi può essere veicolo di simbologie e valori aziendali: per questo – ha aggiunto – abbiamo voluto festeggiare i primi 25 anni del Consorzio anche attraverso pittura, scultura, fotografia e installazioni multimediali. Sono certo che sapranno sorprenderci nel raccontare il ruolo del Consorzio come attore di primo piano nella transizione ecologica”.
La mostra Arte Circolare riunisce 10 artisti italiani delle ultime generazioni, selezionati da Marco Bassan e Ludovico Pratesi sulla base di un’attenzione per le tematiche dell’innovazione e della sostenibilità unita ad un curriculum internazionale per reinterpretare la sostenibilità ambientale in chiave artistica.
Se Marco Emmanuele trasforma i frammenti di vetri colorati in rarefatti orizzonti di paesaggi marini, Bea Bonafini propone sculture in ceramica che inglobano vetri recuperati dal mare, conferendo a queste superfici modellate dalle onde una nuova estetica, che richiama forme post umane.
L’opera di Diego Miguel Mirabella Terzo viaggio intorno al mondo è un oggetto di riutilizzo dove l’artista ha trasferito trame decorative provenienti da molteplici soggiorni in luoghi esotici, una sorta di contenitore stratificato che conserva memorie e ricordi. Per Alice Paltrinieri l’impronta antropocentrica dell’uomo ha occupato tutto lo spazio disponibile: attraverso l’intersezione dei suoi percorsi quotidiani con quelli del padre, l’artista ci mostra come il semplice agire umano può produrre effetti irreversibili.
L’opera di Giulio Bensasson, che è stata premiata, è un’immagine che nasce dal deterioramento di una diapositiva aggredita da muffe e batteri, che l’hanno trasformata in una superficie astratta in cui la fotografia iniziale diventa irriconoscibile, mentre nella ricerca di Numero Cromatico la fusione di natura e intelligenza artificiale produce una riflessione poetica sulla fine del tempo dell’umanità, attraverso la relazione tra arte e scienza, parola e immagine.
Per Guglielmo Maggini la combinazione tra polimeri plastici di colori e densità diverse genera una forma che ricorda elementi organici di natura fitomorfa che prendono vita dai processi produttivi industriali.
Il calco in gesso di un frammento di carrozzeria rimanda per Gianluca Brando ad un’estetica dello scarto, una sorta di ectoplasma di una modernità sempre più ridotta ad un mero simulacro. L’opera di Lulù Nuti Sans Horizon costruisce un’immagine che rimanda alle metamorfosi tra natura e mondo digitale (onde, urli, insetti, wifi…).
Per risolvere le sfide della sostenibilità Antonio della Guardia propone una serie di esercizi, disegnati con il gesso su una lavagna recuperata, che una volta eseguiti permettono allo spettatore di ricucire il proprio rapporto con la natura circostante, ricostruendo una simbiosi che è all’origine di un mondo circolare.
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