Salviamo la vita di Ahmadreza Djalali condannato a morte senza prove firmando la petizione di Amnesty

Salviamo la vita di Ahmadreza Djalali condannato a morte senza prove firmando la petizione di Amnesty

In IRAN il rispetto per la vita e i diritti umani sono solo un   optional.

Cresce di giorno in giorno ma sarebbe più giusto dire di ora in ora l’apprensione per la sorte e la vita di Ahmadreza Djalali, il ricercatore esperto di Medicina dei disastri e assistenza umanitaria, specializzatosi presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara, condannato a morte per spionaggio dal governo iraniano   senza alcuna prova a suo carico ed attualmente detenuto in Iran.

Una situazione disperata sul piano umanitario e giudiziario quella di Djalali che dal 2020 non può telefonare alla sua famiglia o comunque mettersi in contatto con la moglie e i suoi due figli che si trovano in Svezia. In Iran, non può incontrare o parlare col suo avvocato, è in isolamento e perennemente minacciato di esecuzione (che si da ormai per imminente atteso che la stessa è stata più volte già sospesa e rinviata)

Prima della sua ultima telefonata del 24 novembre, ad Ahmadreza è stato negato il diritto di effettuare telefonate per sette settimane. Secondo precedenti informazioni fornite da Djalali, le condizioni nelle celle di isolamento sono inaccettabili, con solo 180 cm × 180 cm di spazio, niente finestre e niente mobili. La cella è altamente antigienica, con solo 3 vecchie coperte che dovevano essere utilizzate come materasso, cuscino e riparo dal freddo.

Le celle sono sporche e piene di formiche e scarafaggi. Le condizioni in cui persiste la detenzione di Djalali sono bestiali e disumane mentre persiste la continua paura per non dire il terrore che l’esecuzione possa aver luogo da un momento all’atro; a ciò aggiungasi  che  il ricercatore è sottoposto a continue e terribili torture. Ahmadreza Djalali è stato condannato in via definitiva (in prima istanza era stato condannato a 25 anni di carcere) a morte da un tribunale iraniano con l’accusa di “spionaggio” in favore di Israele.  Djalali è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz.

Si è visto ricusare per due volte un avvocato di sua scelta. Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su Djalali affinché firmasse una dichiarazione in cui “confessava” di essere una spia per conto di un “governo ostile” ovviamente all’IRAN.. Quando ha rifiutato, è stato minacciato di essere accusato di reati ben più gravi del tutto inventati e per i quali gli avvocati di fiducia non hanno potuto presentare memorie difensive per dimostrarne l’innocenza e l’assoluta estraneità a tutti i fatti che gli venivano ignobilmente contestati.  Ahmad avrebbe anche urgente bisogno di cure mediche specialistiche. Nell’ultimo anno, tre diversi esami del sangue hanno indicato che ha un numero basso di globuli bianchi tanto che si parla di anemia gravissima e perniciosa che potrebbe essere curata solo trasfusioni di sangue che potrebbero salvargli la vita.

Un medico che lo ha visitato in carcere all’inizio del 2019 ha detto che deve essere visto da medici specializzati in ematologia e oncologia in un ospedale fuori dal carcere. La vicenda di Djalali  sta creando sgomento e indignazione in tutto il mondo ma anche tanta solidarietà; giovani, istituzioni e cittadini d’ogni età, religione ed etnia si stanno mobilitando per manifestare con cortei, sit in, ed altre manifestazioni il loro dissenso verso l’IRAN, ma anche verso l’IRAQ, e tutte quelle Nazioni che si proclamano sulla carta stati democratici  con un Presidente costituzionalmente eletto ma che poi finiscono per essere governati da una ristretta  oligarchia di potenti e prepotenti che per conservare il loto potere autarchico ed autoritario (pseudonimo di sanguinario) pongono in  essere tutte le nefandezze politiche possibili e inimmaginabili con  accuse false, processi farsa, torture indicibili fini a sopprimere fisicamente quanti  protestano  o chiedono giustizia per aver subito soprusi ed altre angherie d’ogni  genere.

L’Università del Piemonte Orientale presso la quale Djalali ha studiato si è mobilitata da subito per avviare una campagna di protesta e di sensibilizzazione e per lanciare appelli affinché la condanna a morte sia annullata e Djalali sia scarcerato e possa tornare a Stoccolma. Tutte le iniziative vedono in prima linea Amnesty International, Comune di Novara, Provincia di Novara, Università del Piemonte Orientale e CRIMEDIN (Centro per la ricerca e la formazione in Medicina dei disastri), Aiuto umanitario e Salute globale dell’Università del Piemonte Orientale).

Amnesty International ha mobilitato tutte le sue sedi nel mondo  ed ha predisposto una petizione che si spera raggiunga oltre un milione di firme da inviare al governo iraniano e fermare questa sciagurata situazione che vede in gioco la vita di un innocente che per le sue specializzazioni professionali è da sempre al servizio di quanti soffrono ed hanno bisogno di  aiuto  per superare le situazioni determinate da disastri umani come le guerre e quelle naturali come i terremoti, gli uragani, le eruzioni vulcaniche, i maremoti.

Anche noi del Corriere Nazionale,http://www.corrierenazionale.net del Corriere di Puglia e Basilicata http://www.corrierepl.ite di Progetto Radici http://www.progetto-radici.it e di Stampa Parlamento, http://www.stampaparlamento.it,grazie alla disponibilità  e sensibilità  del Direttore Antonio Peragine siamo pronti a firmare e a far firmare dai nostri lettori che ci seguono in tante Nazioni del mondo la petizione di Amnesty International sperando con il nostro piccolo contributo di poter salvare  vita a Djalali e di sensibilizzare i vari organismo internazionali in primis l’ONU a voler porre in essere ogni possibile iniziativa per garantire il rispetto dei Diritti umani previsti dalla Dichiarazione Universale.

A seguire è possibile trovare tutte le info necessarie per aderire all’iniziativa e da inviare ad Amnesty International via mail

Giacomo Marcario 

 

AD  AMNESTY   INTERNATIONAL

Amnesty.org

Petizione per salvare dalla pena di morte Ahmadreza  Djalali 

Il sottoscritto________________________________________________

aderisce e sottoscrive la petizione per  salvare la vita di   Ahmadreza  Djalai 

Indirizzo e-mail:………………………..

Numero di telefono:……………………..

Firma……………………………………………..

Redazione Radici

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