Balneari, le associazioni dei consumatori: “Le pressioni delle lobby bloccano il Paese”
Salvetti (Adiconsum): “Le spiagge migliori fagocitate dagli stabilimenti”. Carrus (Federconsumatori): “Così si mette a rischio il Pnrr”
Di Laura Monti
ROMA – Quello delle concessioni balneari è il nodo del ddl Concorrenza che in queste ore sta tenendo in stallo il Governo, al punto da annunciare, in caso di mancato accordo nella maggioranza, la questione di fiducia sul voto. Infatti, se la Commissione europea nel rapporto sull’Italia ha nuovamente messo in guardia il nostro Paese rispetto alla “significativa perdita di entrate” causata dalle attuali “concessioni rinnovate automaticamente per lunghi periodi e con tassi al di sotto dei valori di mercato“, all’interno della maggioranza sono state Lega e Forza Italia a spingere per un’ulteriore proroga delle concessioni senza gare d’appalto.
In attesa di capire se l’accordo sugli indennizzi e le proroghe riuscirà a sbloccare la situazione, la Dire ha chiesto a Stefano Salvetti, responsabile di Adiconsum Liguria, e Michele Carrus, presidente di Federconsumatori, di dare una lettura di quanto sta accadendo pensando ai consumatori, alle famiglie che andranno al mare e pagheranno lettino e ombrellone fare così un po’ di chiarezza sulla situazione attuale. “È scandaloso che per problemi così specifici, a causa di pressioni lobbistiche che trovano protezione da certe politiche, si blocchi l’interesse generale del Paese e si mettano addirittura a rischio le condizioni del Pnrr”, ha esordito Carrus.
“Le spiagge sono un bene demaniale, pertanto la concessione è un’eccezione, non la norma”, gli ha fatto eco Stefano Salvetti nel sottolineare “l’anomalia italiana, con più della metà delle spiagge in concessione. In altri Paesi molto turistici come Francia e Spagna – ha fatto notare – la proporzione è al contrario e si riesce a coniugare il buon turismo con una fruizione libera delle spiagge”.
“In alcune Regioni la media sfiora o è superiore al 70% con specifiche località in cui arrivano al 93-94%. Questo significa che non ci sono più spiagge libere“, ha specificato Michele Carrus facendo riferimento a luoghi come Rimini, con il 90% delle spiagge in concessione e a regioni come la Liguria, con il 70% delle spiagge occupate da stabilimenti.
Mettere a gara le concessioni balneari avrebbe quindi, secondo Salvetti e Carrus, moltissimi vantaggi per il territorio e per i cittadini, in termini di trasparenza e innovazione: “Andare a gara significa rendere più competitive le imprese e rafforzarle in termini di nuove idee – ha detto Salvetti – visto che dovranno anche sposarsi con l’ambiente. Inoltre, la clausola sociale prevedrebbe tutele per i dipendenti e infine il canone diventerebbe proporzionale all’affare, mentre adesso più della metà delle concessioni costa circa 2.500 euro all’anno”.
Proprio sulla questione ambiente e tutela lavoratori, “noi vorremmo che venissero portate avanti nelle spiagge anche attività di educazione ambientale, non solo di consumismo e devono essere assolutamente garantite le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro per dipendenti e visitatori. Attualmente – ha aggiunto Salvetti – c’è molto sfruttamento in queste attività stagionali”.
Ma per il responsabile di Adiconsum Liguria i vantaggi sarebbero oggettivi anche per i cittadini perché le gare consentirebbero di “liberare spazio”. In questo modo, i turisti “non saranno più costretti a pagare 40 euro al giorno di ombrellone e lettino oppure a camminare per chilometri prima di accalcarsi in uno spazio piccolissimo di spiaggia libera”.
Attualmente, infatti, ha proseguito Salvetti, “le migliori spiagge sono fagocitate dagli stabilimenti” rendendo alcune località turistiche di fatto inaccessibili per i costi elevati dell’affitto degli ombrelloni. “Bisogna informare i cittadini – ha concluso Salvetti – perché coniugare economia e libera balneazione è possibile”.