Perquisizione della Dia nella redazione di ‘Report’ dopo la puntata sulla strage di Capaci
Il conduttore del programma di Rai3 Sigfrido Ranucci su Facebook: “Gli investigatori cercano atti e testimonianze”
PALERMO – La Direzione investigativa antimafia ha perquisito l’abitazione di un giornalista della trasmissione tv Report, Paolo Mondani, su mandato della Procura di Caltanissetta. In una nota la Procura di Caltanissetta spiega che la perquisizione “non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta dal giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario”.
SIGFRIDO RANUCCI: “CERCANO ATTI E TESTIMONIANZE”
Sigfrido Ranucci, volto del programma, sulla sua pagina Facebook parla anche di una perquisizione nella redazione di Report e nella sua abitazione. “Il motivo – scrive Ranucci – sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci, nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentato di Capaci. Gli investigatori – ancora Ranucci – cercano atti e testimonianze anche su telefonini e pc”.
LA PUNTATA DI REPORT
Nella puntata andata in onda ieri sera, Report ha intervistato l’ex brigadiere dei carabinieri Walter Giustini sui verbali del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero riguardanti la preparazione della strage di Capaci e il ruolo di Salvatore Biondino, che avrebbe accompagnato Totò Riina in alcune riunioni nella proprietà del boss mariano Tullio Troia. Giustini nell’intervista rivela di avere informato i suoi superiori delle rivelazioni di Lo Cicero “prima delle stragi del 1992”, mentre il ‘capo dei capi’ verrà arrestato soltanto il 15 gennaio del 1993. “Tali dichiarazioni sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura sia presso gli archivi dei carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della Procura di Palermo – afferma il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca –. Il riscontro negativo emerge dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali fatte nei confronti del Lo Cicero, prima della sua collaborazione, nonché da tutti i verbali di sommarie informazioni e di interrogatorio dallo stesso resi prima dei su indicati eventi”. In particolare, nel corso delle sommarie informazioni del 25 agosto 1992, Lo Cicero “dichiara di aver riscontrato delle anomalie nel comportamento di alcuni uomini d’onore poco prima della strage di Capaci – ricostruisce il procuratore di Caltanissetta -, pensando però che volessero organizzare qualcosa per ucciderlo (Lo Cicero era già stato vittima di un tentato omicidio nel dicembre del 1992), concludendo ‘mai avrei pensato quello che poi è avvenuto’ (la strage di Capaci, ndr)”.
LE INTERCETTAZIONI
In merito al ruolo di Salvatore Biondino, invece, il procuratore di Caltanissetta spiega: “Lo Cicero ha affermato, sia nel corso delle discussioni intercettate che nell’ambito degli interrogatori antecedenti alla cattura di Salvatore Riina, che Biondino era l’autista del latitante Giacomo Giuseppe Gambino, arrestato già diversi anni prima delle dichiarazioni in esame, non facendo in alcun modo menzione di Salvatore Riina, se non il 22 gennaio 1993, cioè in data successiva alla cattura del latitante”. La Procura riporta, a questo proposito, uno stralcio del verbale di Lo Cicero: “Vedendo la sua immagine proprio sui giornali e in televisione, mi sono ricordato che quella persona l’ho vista qualche volta nella villa di Troia”, disse il collaboratore di giustizia. Giustini parla anche delle rivelazioni di Lo Cicero, e della compagna Maria Romeo, sull’esponente della destra neofascista Stefano Delle Chiaie: “Lo aveva visto un paio di volte a Capaci”, dice Giustini a Report, ma il procuratore di Caltanissetta afferma: “Lo Cicero, sia nel corso delle conversazioni intercettate che nel corso degli interrogatori da lui resi al pubblico ministero e ai carabinieri, non fa alcuna menzione di Stefano Delle Chiaie”.
IL GIORNALISTA MONDANI NON È INDAGATO
In merito alla perquisizione eseguita dagli uomini della Direzione investigativa antimafia nell’abitazione del giornalista Paolo Mondani, all’indomani della puntata di Report sulla strage di Capaci del 23 maggio 1992, il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, ha precisato con una nota che questa mira a “verificare la genuinità delle fonti”. Mondani quindi non è indagato.
PM DE LUCA: TESI NON FONDATA SULL’ ATTENTATO ERA EVITABILE
“Sono del tutto destituite di fondamento le affermazioni circa la sussistenza di specifiche e tempestive dichiarazioni rese da Alberto Lo Cicero”, sugli incontri del boss Totò Riina prima della strage di Capaci, “e, quindi, che sarebbe stato possibile evitare la strage di Capaci ed anticipare di alcuni mesi la cattura” del boss di Corleone. Lo afferma il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, nella nota in cui spiega i motivi della perquisizione nell’abitazione del giornalista di Report Paolo Mondani, all’indomani dell’intervista all’ex brigadiere dei carabinieri Walter Giustini. Quest’ultimo ha parlato del contenuto di alcune rivelazioni del pentito Lo Cicero che sarebbero avvenute prima della strage di Capaci.
Giustini nell’intervista rivela di avere informato i suoi superiori delle rivelazioni di Lo Cicero “prima delle stragi del 1992”, mentre il ‘capo dei capi’ verrà arrestato soltanto il 15 gennaio del 1993. “Le difficilissime indagini che possono consentire l’accertamento della verità devono essere ancorate ad elementi di fatto solidi e riscontrati – osserva il procuratore di Caltanissetta -. Per tali motivi questo ufficio, che si era imposta la rigorosa consegna del silenzio, è costretto ad intervenire per smentire notizie che possano causare disorientamento nella pubblica opinione e profonda ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che si verrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto”.
FNSI: NORME PIÙ EFFICACI A TUTELA DELLE FONTI
“Le perquisizioni nella redazione di Report e a casa dell’inviato Paolo Mondani ripropongono l’urgenza di approvare norme più efficaci a tutela delle fonti e del segreto professionale dei giornalisti“. È quanto si legge in una nota a firma della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi). “Più volte- prosegue il testo- la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ribadito che gli effetti di ingerenze di questo tipo nell’attività di chi fa informazione equivalgono ad un attacco al diritto dei cittadini ad essere informati, ma in Italia sembra che questo monito nessuno voglia ascoltarlo. Quanto accaduto questa mattina ai colleghi di Report è inaccettabile perché, nonostante la dichiarata disponibilità a collaborare con gli inquirenti, è stata disposta anche l’acquisizione di copie dei dati presenti su computer e telefoni”.
“La Federazione nazionale della Stampa italiana è al fianco del conduttore Sigfrido Ranucci e di tutta la redazione di Report- si legge ancora- ed è pronta a sostenere, insieme con l’Usigrai, tutte le iniziative che i colleghi riterranno necessario intraprendere a difesa del proprio lavoro e del diritto di cronaca“. Il documento della Fnsi riporta infine che “l’auspicio è che quanto accaduto possa spronare governo e parlamento a trovare finalmente il modo di intervenire per rafforzare la tutela delle fonti e il segreto professionale, come primo tassello di un sistema di regole che consenta di fermare la rovinosa caduta che l’informazione di questo Paese sta facendo registrare nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa”.