La Lombardia è alla ricerca di tutori per i minori stranieri non accompagnati. Il garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Riccardo Bettiga, intervistato dall’AGI, sottolinea che ne servirebbero “ancora almeno 500” per non andare a gravare sui sindaci. Oggi il numero di tutori attivi in Lombardia è di 348, mentre quello dei minori stranieri non accompagnati ad aprile era di 2.749. Con l’ultimo bando attivato dalla Regione sono arrivate 247 candidature a tutore, di queste 190 saranno esaminate entro metà giugno.
Per diventare tutore basta essere cittadini europei, avere almeno 25 anni, godere dei diritti civili e politici e non avere riportato condanne penali. Le candidature vengono vagliate e sono previsti dei colloqui e una formazione specifica prima di essere inseriti nell’elenco istituito presso i Tribunali dei minori di Milano e Brescia. Il tutore assume la tutela di uno o più minori (fino a un massimo di 3) con il compito di: assicurare che sia garantito al minore l’accesso ai diritti senza alcuna discriminazione; promuovere il benessere psicofisico; seguire i percorsi di educazione e integrazione, verificando che si tenga conto delle sue capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni; vigilare sulle condizioni di accoglienza, sicurezza e protezione; amministrare l’eventuale patrimonio della persona minorenne. Nulla a che fare, specifica Bettiga, “con adozione e affidi”. Si tratta di “una figura diversa, ma altrettanto importante, perché rappresenta un punto di riferimento per persone che non hanno nessuno. Ad esempio si può dover firmare per dare il consenso alla somministrazione di un vaccino o per la domanda di un permesso di soggiorno”.
“A fronte del periodo di guerra, a fronte della grande disponibilità mostrata dai cittadini, mi aspetto ancora tante candidature a questo ruolo. Spererei di trovare ancora almeno 500 tutori. E’ il miglior modo per fare qualcosa per l’accoglienza“, sottolinea il garante lombardo. “Quando non ci sono tutori disponibili – conclude Bettiga – il tribunale assegna la tutela legale al sindaco del paese. E’ una procedura di extrema ratio, da evitare sia per non caricare i sindaci di un altro onere e sia per il rapporto umano che deve si crearsi con il tutore. Il rapporto 1 a 1 sarebbe la cosa migliore per accompagnare il minore in questo percorso e inserirlo nella società”.