Istat: “Nel 2022 crescita al 2,8%, ma l’economia rischia di peggiorare”
“Le prospettive per i prossimi mesi- si legge- sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento“.
L’attuale scenario dell’Istat fornisce un aggiornamento delle stime per il 2022 diffuse lo scorso dicembre, elaborate prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La revisione, ricorda l’Istituto di statistica, ha avuto effetto “sulle ipotesi per le esogene con un ridimensionamento del commercio mondiale (da +6,4% a +4,9%), un deprezzamento del tasso di cambio dell’euro rispetto al dollaro (da 1,18 a 1,04) e un rialzo delle quotazioni del petrolio (da 70,4 dollari al barile a 101,4). L’insieme di questi aggiornamenti ha determinato per il 2022 una revisione al ribasso del Pil di circa 2 punti percentuali (da +4,7% a +2,8%) e della spesa delle famiglie residenti e ISP (-2,5 punti percentuali). La revisione delle esogene ha avuto un impatto significativo anche sulle stime di commercio estero dell’Italia, determinando un rialzo delle importazioni (+1,6%) congiuntamente a una flessione delle esportazioni (-0.4%). L’incremento del prezzo del petrolio, infine, ha determinato una revisione al rialzo del deflatore della spesa delle famiglie e del Pil (rispettivamente +3,6 e +1,2%)”.
INFLAZIONE SALIRÀ ANCHE NEI PROSSIMI MESI, INCERTEZZA SU FUTURO
La crescita dell’inflazione è attesa proseguire nei prossimi mesi per poi attenuarsi, anche se con tempi e intensità ancora incerti”. Lo prevede l’Istat nel rapporto sulle prospettive economiche italiane 2022-23.
“Sotto l’ipotesi che le pressioni al rialzo dei prezzi delle materie prime siano contenute e in presenza di una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio, nel prossimo anno l’inflazione è attesa in parziale decelerazione”.
INFLAZIONE SALARI, INDICE ‘IPCA’ AL 4,7% NEL 2022
L’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo depurato dall’energia, sale al 4,7% nel 2022.
L’indice Ipca è lo strumento utilizzato per agganciare le retribuzioni all’inflazione in sede di rinnovo contrattuale.
Nel 2023 l’Ipca è previsto dall’Istat al 2,6% e all’1,7% nel 2024 e 2025.
L’Istat evidenzia come, nell’attuale fase di crescita esponenziale dei prezzi dei beni energetici, “la stima della elasticità di risposta dei prezzi al consumo dei prodotti energetici presenti significative difficoltà di interpretazione. Le attuali previsioni hanno quindi mantenuto l’approccio originario della stima della elasticità e dei pesi ma si sottolinea la necessità di un ulteriore confronto con le parti sociali per una revisione concordata della metodologia”.
NEL 2022 CONSUMI FAMIGLIE SU DEL 2,3%
Per il 2022 si prevede un incremento dei consumi delle famiglie in termini reali del 2,3%. Il miglioramento dei consumi è atteso proseguire anche nell’anno successivo seppure con una intensità più contenuta (+1,6%). Anche i consumi della Pa sono attesi aumentare nell’orizzonte di previsione con una intensità simile (rispettivamente +0,5% e +0,6%). Lo prevede l’Istat nel rapporto sulle prospettive economiche italiane 2022-23.