Johnson supera il voto di sfiducia ma è indebolito
Tra gli obiettivi del piano quello di abbassare il costo della vita e migliorare la sanità. La mozione dei ribelli Tory ha spaccato il partito: nello scrutinio segreto 211 voti a favore, ma ben 148 ostili
Dopo il voto che ha confermato la leadership di un indebolito Boris Johnson, ma anche la spaccatura nel partito conservatore con il 41% dei deputati Tories contro il primo ministro dopo lo scandalo dei party a Downing street, il premier si prepara a un rilancio e ad annunciare nuove misure sociali.
Secondo quanto riporta una nota del suo staff, Johnson parlerà oggi al Consiglio dei ministri per garantire la sua volontà di “andare avanti”. Ai ministri, il premier anticiperà le prossime misure volte ad unire il Paese.
“Questo è un governo che si occupa di ciò che sta più a cuore ai cittadini di questo Paese”, ha dichiarato Johnson, “Siamo dalla parte dei cittadini britannici che lavorano duramente e andremo avanti con il lavoro”. In particolare, si punta a miglioramenti sul fronte della riduzione del costo della vita, dell’assistenza sanitaria e sulle forze di sicurezza.
Il risultato del voto a scrutinio segreto sulla sua leadership è seguito allo scandalo Partygate.
Johnson sperava di mantenere i voti dei ribelli sotto i 100, ma il numero di chi non lo vuole più a capo del partito e quindi alla guida del governo è molto più alto di quello che si aspettava e questo nonostante oggi pomeriggio abbia voluto incontrare i deputati conservatori prima del voto per convincerli a sostenerlo.
I suoi più stretti alleati cercano di evitare commenti sul numero di ribelli all’interno del partito ma la realtà è che sarà ancora più difficile per Johnson portare avanti la sua agenda politica con un partito praticamente spaccato a metà.
Se Boris Johnson sperava di buttarsi alle spalle le speculazioni sulla sua leadership, con questi numeri, è difficile. Il 41% dei suoi deputati sono apertamente contro di lui. Nel 2019, Theresa May, passò lo stesso voto con una maggioranza decisamente migliore eppure fu costretta, dopo pochi mesi, alle dimissioni.
Per Johnson il risultato del voto consente di mettersi alle spalle il Partygate e di concentrarsi invece su “ciò che noi come governo stiamo facendo per aiutare le persone”. Johnson ha rivendicato il sostegno di una percentuale maggiore dei suoi colleghi parlamentari rispetto a quando si è candidato alla leadership nel 2019.
Johnson, citato dal Guardian, ha evitato di rispondere ai giornalisti che gli chiedevano se esclude le elezioni anticipate. Incalzato di nuovo sullo stesso tema, il premier ha affermato di essere “certamente non interessato alle elezioni anticipate”.
AGI