Ue, c’è l’accordo sul salario minimo. Conte: “Non ci sono più scuse, approvarlo subito”
SIBILIA: ACCORDO IN UE, IN ITALIA C’È ANCORA CHI REMA CONTRO
“È stato raggiunto stanotte l’accordo sulla direttiva Ue per il Salario Minimo. Il M5S lo chiede da anni e finalmente con questo accordo storico gli stati Ue dovranno fissare un quadro generale per paghe minime orarie. In Italia chi ha remato contro dovrà arrendersi e prenderne atto”. È quanto scrive su Twitter il sottosegretario Sibilia.
PROVENZANO: DOPO PASSO UE ITALIA NON PUÒ RIMANERE INDIETRO
“Un passo decisivo per la costruzione dell’Europa sociale. E la Repubblica fondata sul lavoro non può rimanere indietro”. Così su Twitter il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, commenta l’accordo raggiunto in sede europea sulla direttiva Ue per il salario minimo.
FASSINA (LEU): ATTENZIONE ALLA PROPAGANDA
“È una buona notizia l’accordo politico sulla proposta di Direttiva europea per il salario minimo e la promozione della contrattazione collettiva raggiunto stanotte a Bruxelles tra le rappresentanze del Parlamento europeo, il Consiglio europeo e la Commissione. Ma attenzione alla propaganda: si propone di introdurre una soglia retributiva minima, non si interviene sulle condizioni generali del lavoro, anche perché la dignità del lavoro non si dà per decreto. In Italia, un salario minimo agganciato ai minimi contrattuali definiti dalle organizzazioni di lavoratori e datori di lavoro maggiormente rappresentative è utile a migliorare i redditi della fascia al margine dell’universo del lavoro. Va quindi attuato senza attendere l’approvazione della Direttiva europea, peraltro non vincolante per gli Stati”. Così, Stefano Fassina, Deputato LeU, ad Omnibus su La7.
“Ma il salario minimo non risolve il dramma del lavoro povero e delle adeguate e dignitose condizioni dell’altra dozzina di milioni di lavoratrici e lavoratori italiani– prosegue Fassina-. Tali condizioni dipendono da una pluralità di cause: innanzitutto, dal dumping sociale e fiscale alimentato dal mercato unico europeo regolato da Direttive come la Bolkestein e quella sui lavoratori dislocati. Inoltre, dipendono dal part time involontario. Infine, ma non ultimo, dalla specializzazione produttiva e dalla quantità e qualità degli investimenti delle imprese. Attenzione a non fare del salario minimo una trappola liberista per minare la sindacalizzazione e svuotare la contrattazione collettiva. È un passo nella giusta direzione. Ma soltanto un passo e va connesso ai contratti nazionali più rilevanti”, conclude Fassina.
TREU (CNEL): ACCORDO BUONA NOTIZIA, IN ITALIA INTRODURLO NEI CONTRATTI
“L’accordo sulla direttiva UE per il salario minimo è una buona notizia. Sono favorevole a questa comune regola europea, e lo sono da molto tempo, perché i poveri sono cresciuti ma purtroppo sono cresciuti anche i poveri che lavorano. Una volta si pensava che i poveri fossero solo i disoccupati, adesso lavorare ed essere poveri è veramente un paradosso intollerabile, quindi quella del salario minimo è una buona notizia. Speriamo che siano chiari anche i particolari perché non so cosa voglia dire ‘senza obbligo per legge’ di cui leggo sui giornali. Lo ha detto il presidente del CNEL Tiziano Treu, intervistato questa mattina da Chiara Paduano durante Mattina24, in onda su Rainews24.
“La direttiva- ha aggiunto- dà due possibilità: o stabilire un salario minimo per legge come fanno già molti Paesi ma non l’Italia, o per i Paesi che non vogliono un intervento legislativo come da noi, si devono rafforzare i contratti collettivi nazionali, prevedendo salari giusti. Ora in Italia ci sono contratti ‘cosiddetti pirata’ che non danno nessuna garanzia. Addirittura alcuni lavoratori di settori deboli non sono coperti da contratti e quindi hanno un salario di 4-5 euro all’ora: una vera vergogna!”.
Per Treu, “C’è comunque una spinta nella direzione di adottare il salario minimo, anche da parte dei sindacati. Credo che sia un atto di civiltà. Non è possibile vedere persone che lavorano con una paga da fame. La Germania, ad esempio, ha appena alzato il salario minimo orario a 12 euro, la Francia ha fatto una cosa simile e noi non possiamo rimanere senza. Se non si ritiene che la legge vada bene, si può dare forza ai contratti conclusi dalle parti maggiormente rappresentative, affinché si applichino a tutti. Questa è la strada per noi migliore”.