Il mondo va a rotoli

Il mondo va a rotoli

di Luigi Benigno

Sembra che le sventure cavalchino questa parte del mondo, l’occidente industrializzato e moderno, forse esso stesso causa dei molti mali del pianeta che ci ospita.

Lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, il consumismo fuori controllo e la smisurata voglia di possedere oltre il necessario stanno creando un gap che non è più colmabile.

Arrestare questo insulso processo è praticamente impossibile benchè si predichi da più parti di ridurre gli sprechi, di incentivare il baratto e di porre un freno al consumismo. Ciò non potrà accadere per ovvie ragioni, prima fra tutte per la forza produttiva che nel tempo si è adeguata alla domanda globale con investimenti anche ragguardevoli, incentivando ulteriormente i consumi attraverso una pubblicità abnorme che pervade tutti coloro che sono connessi in rete.

Alcuni colossi mondiali dell’e-commerce hanno contribuito ad incentivare i consumi di qualsiasi genere di prodotti, per lo più non utili o non necessari. I banner pubblicitari inondano il web e gli esperti di webmarketing attraggono l’attenzione di milioni di naviganti, che non esitano a fare acquisti compulsivi sul web sapendo che entro poche ore riceveranno la consegna al proprio domicilio.

Si compra di tutto sul web e spesso si è attirati anche dalle immancabili promozioni e svendite facendo ricorso a pagamenti dilazionati in poche rate e senza interessi oppure all’utilizzo di carte revolving, che ingenerano la convinzione di potersi permettere acquisti pur senza avere la disponibilità di liquidità. Ignorando che si tratta pur sempre di un prestito a carissimo prezzo, che spesso genera un debito di gran lunga superiore al plafond assegnato a causa del ritardo nei pagamenti, che a sua volta genera interessi al limite dell’usura.

La frenesia nella corsa agli acquisti è diventata un comune modo di vivere e ciò che prima era considerato superfluo oggi agli occhi degli sfrenati consumatori appare necessario.

È mutato il concetto di necessità, non più parametrato alle esigenze vitali ma all’esigenza di eguagliarsi vicendevolmente in una competizione senza tempo.

Bisognerebbe che tutti ci chiedessimo cos’è il benessere a cui tutti aspiriamo e se ci sentiamo appagati di vivere una vita piena di debiti generati spesso dall’acquisto di beni voluttuari.

Il concetto del debitore del ceto medio è diverso dal concetto del debitore che non arriva alla fine del mese con il proprio reddito, tra affitto e bollette da pagare.

Il ceto medio non esiste più, si sente dire da più parti. Esiste eccome, sol che si pensi che bussa alle porte del ceto benestante ma non riesce ad entrare perché l’apparente stato di benessere è sorretto da debiti che prima o poi verranno a scadenza.

È stata smarrita qualsiasi bussola dell’eticamente corretto, spesso perché i genitori dei millennials non hanno più il coraggio di negare ai propri figli qualsiasi tipo di benessere, o apparente tale, benchè non sia alla portata della famiglia. La citycar, il cellulare all’ultima moda di oltre mille euro, scarpe e abiti griffati da diverse centinaia di euro che soddisfano un’ambizione vuota, l’apparenza.

Fino a quando il pianeta che ci ospita potrà essere ancora permissivo e potrà tollerare lo smodato costume dell’usa e getta?

Credo sia arrivato il momento di darsi tutti una regolata ricordando che la terra non appartiene a nessuno ma ci ospita, e in quanto ospiti dovremmo abbandonare la nostra irrefrenabile voglia di sentirci padroni ognuno del proprio, seppur piccolo, universo

Redazione

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