Slavi e penisola italiana: la sconosciuta battaglia di Broxas
Gli slavi, arrivati nel cuore dell’Europa nel VI secolo, iniziano a comparire nella storia, attirando l’attenzione degli storici più antichi, dopo il 568. In quell’anno i Longobardi, popolo germanico, abbandonano la regione pannonica per discendere, a poco a poco, verso la penisola italiana dove si stanziano in ducati. Nel frattempo, in Pannonia, ai Longobardi si sostituiscono gli Avari, popolo nomade di origine semisconosciuta, che costituiscono un dominio con una popolazione a maggioranza slava.
Nella penisola, i Longobardi, costituiscono, invece, il primo ducato, quello di Cividale del Friuli costantemente minacciato dagli slavi al seguito degli avari; gli slavi autoctoni, di natura pacifica, furono trascinati in una serie di scorrerie dall’aristocrazia guerriera avara e così entrarono in contatto con la penisola.
L’antico Friuli veniva, così, minacciato dalle genti slave provenienti da Val Natisone, a cavallo fra il Friuli e l’attuale Slovenia.
La battaglia
Il ducato di Cividale venne istituito nel 569 dal sovrano longobardo, Alboino, il quale, poco dopo, lo affidò al nipote Gisulfo.
Il ducato, fin dai primi anni, ricoprì, fin dall’inizio, un’importanza strategica e militare. Grazie alla sua posizione era utile per poter fronteggiare le ripetute minacce degli avari al confine. Nel corso del VII secolo gli avari vennero sconfitti da Gisulfo II; probabilmente, l’attacco avaro era stato organizzato dal sovrano Agilulfo, il quale intendeva domare la ribellione del duca.
Uno dei protagonisti in questo scenario fu il duca Lupo, incapace di governare, favorì scorrerie nel territorio, l’incapacità di Lupo provocò la reazione del re Grimoaldo che scatenò un vero e proprio attacco avaro nei confronti di Lupo. Arnefrido, figlio e successore di Lupo, si insediò a Cividale. Grimoaldo, era restìo a consegnargli il ducato e Arnefrido chiese l’appoggio degli stessi slavi e riuscì brevemente ad insediarsi a Cividale, ma fu la stessa popolazione a fermarlo, stanca ormai delle lunghe faide. Grimoaldo, dopo la morte dell’usurpatore, affidò il ducato al fedele Vectari, famoso per la sua calvizia. Sotto il ducato di Vectari, gli slavi approfittano dell’assenza del duca che in quel momento soggiornava a Pavia, per marciare verso il Friuli ignari, però, dell’anticipata partenza del duca Vectari da Pavia.
La battaglia è narrata dal monaco Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum. Diacono narra i fatti solo nell’VIII secolo basandosi su scritti e fonti anteriori, tuttavia, essendo egli stesso di origine longobarda, deve aver prestato particolare attenzione a tali vicende. Secondo Diacono, il duca Vectari mise in fuga migliaia di guerrieri avaro slavi con soli venticinque uomini grazie alla sua calvizia:
‘‘Gli Slavi, vedendo arrivare un gruppo così sparuto, scoppiarono a ridere, dicendo che veniva contro di loro il patriarca con i chierici. Egli, intanto, si avvicinò al ponte sul fiume Natisone, che era proprio dive gli Slavi erano accampati, e, togliendosi l’elmo dal capo, mostrò le sue fattezze agli avversari: era infatti calvo. Quando gli Slavi lo riconobbero, subito turbati si misero a gridare che c’era Vectari. E, poiché Dio li atterriva, pensarono più alla fuga che alla battaglia. Allora Vectari, precipitandosi su di loro con l’esigua schiera che aveva, ne fece tanta strage che di cinquemila uomini furono a stento pochi quelli che riuscirono a sfuggire.’’
(Paolo Diacono, Historia Longobardorum, 5, 23)
Gli storici, sulla veridicità della narrazione del monaco, nutrono dei dubbi. È improbabile, infatti, che soli venticinque uomini siano stati in grado di mettere in fuga il minaccioso popolo degli avari. Bisogna infatti ricordare che gli slavi non erano guerrieri, ma seguivano le scorrerie degli avari, antichi dominatori del popolo slavo.
La battaglia di Broxas la si ritrova sulla lapide di marmo, che si trova ora sopra la porta d’ingresso della casa canonica della chiesa di Isola San Biagio si legge:
«Non lontano da qui si trova la località di Broxas posta nel territorio di Antro
che diede a te, porta, l’antico nome Broxana.
Qui il duca Vettari sconfisse i vicini nemici
quando, dopo essersi tolto l’elmo, col capo calvo si buttò nel combattimento.
Di questo fatto furono testimoni il Natisone e i monti rossi di sangue».
La lapide venne affissa solo nel XVIII secolo e, attualmente, non è dato di sapere dove si trovasse.