Una Russia eurasiatica: riflessioni sul grande Impero
Delineare e ricostruire l’identità storica e geografica dell’ex impero è assai complesso persino per i russi che da secoli dibattono a proposito delle loro origini.
Michail Gorbačëv, prima ancora della caduta dell’URSS, considerava l’identità russa senza dubbi europea. Tuttavia, la successiva dissoluzione dell’URSS nel 1991 e l’indipendenza dell’Ucraina, Bielorussia e, infine, di Lettonia, Estonia e Lituania, favorirono il riaccendersi del dibattito all’interno delle “russie”.
Secondo alcuni studiosi, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il polo identitario della Russia si è spostato sempre più verso l’Asia; affermare ciò è abbastanza riduttivo per una realtà complessa come quella russa che fin dalle origini ha conosciuto la storia di popoli e culture sempre diverse. La Russia è un Grande Paese europeo che, però, raccoglie al suo interno aspetti tradizionali e identitari della realtà e del mondo asiatico all’interno del quale si estende attraverso l’immensa dimensione territoriale. Studiosi e autorità russe considerano la Russia come un Paese, storicamente, volto a Occidente; la Russia, dunque, non sarebbe altro che un Paese europeo collocato in territorio asiatico. Il dibattito sembra essere ancora aperto e di difficile risoluzione.
Nonostante le amputazioni post-sovietiche in Europa, la Russia presenta ancora una vasta dimensione territoriale che intreccia costantemente etnie, popoli e culture diverse. La coesistenza di tutti questi stimoli rappresenta per l’area dell’ex impero una sfida costante tra Oriente e Occidente.
La grande espansione territoriale della Russia è frutto di conquiste che nei secoli hanno caratterizzato la storia dell’Impero Russo. Conquiste territoriali che rispondevano alla necessità di difendersi da invasioni di popoli nomadi che da sempre, fin dalle origini, avevano minacciato la stabilità interna della Russia.
Invasori
La Rus’ di Kiev, il cui centro di potere sarà spostato nel XIII e XIV secolo a Mosca, si sviluppa a partire dal IX secolo mediante le intense relazioni commerciali e diplomatiche con il mondo bizantino. Gli intensi rapporti tra la Rus’ e l’Impero favoriranno, a poco a poco, la penetrazione e la diffusione – soprattutto nel corso dell’XI secolo – del cristianesimo che entra a far parte delle consuetudini dei popoli slavi della Rus’.
Kiev, la sede del potere centrale, inizia il suo declino nel corso del XII secolo a causa delle incursioni e delle devastazioni dei Cumani, popolazione nomade che per lunghissimi anni minaccia il Principato. Nel XIII secolo compaiono i Mongoli che nel 1240, dopo un lungo assedio, devastano Kiev e proseguono verso Galizia e Volinia risparmiando, però, Novgorod, importante centro commerciale.
Secondo alcuni storici il dominio mongolo – basato su un rapporto di vassallaggio – ha favorito il distacco della Russia da Bisanzio e poi dall’Occidente latino. Forse, se i Mongoli avessero risparmiato la Russia, quest’ultima avrebbe volto la sua politica verso il polo europeo? Il dibattito rimane aperto e molti ancora si interrogano sull’importanza dell’incidenza del dominio mongolo che durò circa duecentocinquanta anni. Tuttavia, la cultura e la società mongola era – e rimase – molto diversa da quella slavo-russa anche se il dominio mongolo si susseguì per tutti quegli anni con maggiore e minore intensità.
Novgorod, che venne risparmiata dalle devastazioni mongole, continuò a svilupparsi grazie alla grande presenza di mercanti e alla conseguente attività commerciale, rimanendo l’unica traccia – secondo gli studiosi – della cultura slavo-russa mentre, nel frattempo, Kiev aveva terminato la sua lunga fase di declino iniziata già nel XII secolo.