L’annessione russa come arma di difesa
«L’Ucraina, un nuovo e importante spazio sullo scacchiere eurasiatico, è un perno geopolitico perché la sua
reale esistenza come paese indipendente contribuisce a
trasformare la Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa
di essere un impero eurasiatico. Ma se Mosca riottiene il
controllo dell’Ucraina […] riconquisterà automaticamente i mezzi per diventare un potente Stato imperiale
esteso tra Asia ed Europa»
Questo il quadro descritto dal politico e politologo Zbigniew Brzezinski che descrive, oggi più di prima, la capacità della Russia di riconquistare il suo ruolo e il rango di grande potenza oltre i confini stabiliti.
Ieri, 30 settembre, il leader del Cremlino ha celebrato l’annessione delle quattro regioni occupate in Ucraina (Kherson, Zaporizhzhia, Lugasnk e Donetsk) e il vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo Medvedev ha parlato della rinascita della Grande Russia. Qualsiasi tentativo di riconquista sarà una dichiarazione di guerra alla Russia.
Ma quali sono le cause storiche che hanno spinto Mosca a innalzarsi al ruolo di protettrice delle popolazioni russe e ortodosse?
L’Urss e lo spazio post-sovietico
La guerra civile russa scoppiata nel 1917 portò alla proclamazione – nell’anno successivo – della Repubblica Sovietica del Donec-Krivoj Rog confluita, nel 1922, nell’Unione Sovietica. Il Consiglio del Popolo della Repubblica Popolare di Doneck fa risalire l’origine dell’autoproclamata Repubblica del Doneck proprio a quella precedente Repubblica, quella del Donec-Krivoj Rog proclamata nel 1918 dai bolsevichi.
Proprio nell’URSS e nelle varie repubbliche iniziano a nascere identità nazionali che sfociano in uno spiccato nazionalismo subito dopo il crollo dell’URSS nel 1991. Tuttavia, dopo la dissoluzione, l’Ucraina mantenne stretti rapporti con la Russia e la sua cultura ma con il passare degli anni l’Ucraina, soprattutto occidentale, si allineò sempre più con l’Occidente attuando una svolta europeista. Avviene, così, la spaccatura tra Ucraina occidentale e orientale e si genera, sempre di più, un malcontento generale che sfocia in una “russofobia” nei territori dell’Ucraina occidentale, sempre più vicina all’Unione Europea. Questi complessi scenari porteranno alla dichiarazione di indipendenza dall’Ucraina con la proclamazione della Repubblica Popolare di Doneck e quella di Lugansk nel 2014. Gli attivisti manifestano, dunque, la necessità di entrare a far parte – di nuovo – della Federazione Russa poiché restii ad abbandonare le proprie radici che sono, di fatto, russe; ortodosse; orientali e non occidentali e europee.
L’elemento identitario non basta per comprendere le azioni di Vladimir Putin e l’annessione. L’elemento simbolico, per esempio, è particolarmente significativo. L’elemento simbolico che è, prima di tutto storico, aiuta a comprendere le azioni di Mosca. L’attuale Stato russo ha origine a Kiev, la Rus’ di Kiev, il più anitico stato slavo orientale organizzato che nasce nel IX secolo. Per ultimo, abbiamo l’elemento nazionale. L’Ucraina presenta una consistente minoranza russa: secondo i dati del censimento del 2001 l’etnia russa rappresentava il 56% della popolazione di lingua madre russa, mentre a Kiev i russi etnici costituiscono il 17,1% della popolazione. Negli anni queste percentuali sono chiaramente aumentate.
È su questi elementi che Mosca ha plasmato il suo potere politico – lecitamente secondo la Storia e le azioni compiute da Kiev – innalzandosi, così, nel ruolo di protettrice delle popolazioni russe, russofone e ortodosse.