Marialuisa
Aspetta la visita di Julie, la sua unica figlia. Di solito va nel tardo pomeriggio e la fa mangiare quando il sole è ancora alto nel cielo. Sente la sua presenza vicino a sé per diverse ore, fino a che il cielo abbassa il suo ultimo raggio di luce…
Ormai, Julie non viene più, ma Marialuisa l’aspetta fino alla fine. Ha spesso l’impressione che i muri le si avvicinino e che le manchi il fiato, da morire. I suoni che prima percepiva così facilmente non passavano più attraverso le pareti delle sue orecchie e questo silenzio vive in lei continuamente, come una presenza minacciosa.
Marialuisa ha l’impressione che qualcosa accadrà e la vita le fa paura.
Aspetta Julie in eterno.
È cambiato qualcosa in ciò che la circonda. Non sa davvero perché.
Nel suo letto Marialuisa cerca il vento, ma è come se quest’ultimo si assentasse… La nave fatta di lenzuola si riempie di acqua. La sensazione di calore tra le sue gambe diventa piano piano fresca e poi fredda, gelida.
– Julie, Julie, dove sei?
Le sue parole non hanno superato le sue labbra e queste ultime divaricate cercano il respiro che si fa rauco e laborioso. Julie?
Le sue pupille si chiudono lentamente e poi si separano l’una dall’altra. Vede gli uomini vestiti di bianco con i guanti che si avvicinano a lei. I suoi occhi diventano sempre più grandi.
– Mio Dio.
Nel più profondo, chiama colui che non l’ha mai lasciata, nemmeno nelle sue più profonde dimenticanze.
– Signora Marialuisa – grida uno dei visitatori mezzo nascosto – le mettiamo un respiratore artificiale per aiutarvi a respirare.
Non può acconsentire. Le si avvicina e Marialuisa sente la lacerazione del setto nasale e le sue guance riempirsi di lacrime.
– È per il virus Signora – dice il secondo – il Covid 19.
Marialuisa non ascolta più. L’appello che aveva fatto due minuti prima si era spento. Ora ha ritrovato Julie in lei stessa. Nella sua camera, gli operatori sanitari si sono immobilizzati.
Redazione Radici