Il Leone d’Oro alla Carriera Saburo Teshigawara in ‘Tristan and Isolde’
Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 torna a danzare con una nuova e ricca stagione, inaugurata oggi al Teatro Sperimentale dall’artista giapponese Saburo Teshigawara, Leone d’Oro alla Carriera per la Danza alla Biennale di Venezia 2022.
Vero e proprio ‘Mito della Scena’ come l’omonima nuova sezione di programmazione, è definito uno ‘sciamano della visione’, un artista dello spazio, del movimento e della luce.
La sua danza è pura poesia.
Saburo Teshigawara si è esibito in Tristan and Isolde (prima ed esclusiva regionale), uno spettacolo che mostra l’arte della danza nella sua forma più cruda e concentrata. Ha trasformato l’opera di Richard Wagner (un amore irrealizzabile con le sue tragiche conseguenze) in un movimento unico per solo due interpreti: lui e la fedele partner di lunga data, Rihoko Sato.
Anche se la musica di Wagner è parte integrante della performance, Teshigawara si concentra su una dimensione più essenziale della vicenda tragica. I due danzatori mettono in scena il dolore di questo difficile amore, alimentato dalla sete di un desiderio che non può essere soddisfatto e che alla fine può trovare pace soltanto nella morte. Incarnando questi infelici amanti, i loro corpi diventano messaggeri di un’esperienza sensoriale altrimenti indicibile e diventano capaci di una comprensione esclusivamente affettiva.
Coreografo e danzatore, pittore, scultore e disegnatore, Saburo Teshigawara ha decisamente imposto un’estetica nuova con la sua personalissima qualità del movimento. La sua pratica abbraccia una vasta gamma di discipline, dal teatro alle arti visive, dal film/video fino alla progettazione di scenografie, luci e costumi per tutti i suoi spettacoli.
‘Non vivo per ballare. Quando c’è qualcosa che voglio esprimere, se ho una penna sarà poesia, se ho una tela sarà un dipinto e se c’è spazio intorno a me diventerà una danza’ – afferma il coreografo e ballerino.
La coreografia e il design luci dello spettacolo sono firmate dalla stesso autore, mentre il coordinamento tecnico è affidato a Sergio Pessanha e l’assistenza di produzione e sartoria a Mie Kanai (produzione Karas, distribuzione International Music and Arts, 2022 tour sostenuto da Agency for Cultural Affairs Government of Japan).
La danza di Saburo – già dal Prix du Concours de Bagnolet (Francia) nel 1986 (“Kaze no sentan”) – dimostra una grande originalità. La sua qualità di movimento è caratterizzata da una capacità di modificare lo stato della materia del proprio corpo, passando da momenti di estatica sospensione (che dilatano il tempo e portano dentro di sé l’essenza del Giappone) per poi passare ad una sorprendente rapidità, grazie ad un corpo capace di accelerazioni stupefacenti.
Il corpo di Saburo è capace di struggersi, sospendersi, sollevarsi e diventare quasi evanescente, per poi vibrare, disegnare traiettorie di luce, sussultare sprizzante di energia vitale, leggero come un colibrì ma forte, tenace e intenso, con la stessa antica saggezza degli alberi secolari.
E’ davvero un artista poliedrico e completo, che ha proposto una propria personale visione del mondo e del movimento: ciò è dovuto probabilmente anche al fatto che lui stesso disegna le scene, i costumi ed il disegno luci delle sue performance. La danza per lui è un’arte complessa e difficile, fatta non solo di movimento, ma anche di immagine.
“La danza è scultura. Scultura d’aria, scultura di luoghi, scultura di tempo … per me danzare vuol dire giocare con l’aria. Sentir il corpo come l’aria e l’aria come il corpo. La danza non si riduce ai semplici movimenti del corpo, ma ingloba allo stesso tempo i movimenti della coscienza e quelli dei sensi”: è una sua dichiarazione che racchiude in sé tutto il senso del suo pensiero.
Nonostante la perfezione della creazione coreografica e la scelta scenica, sempre di gusto raffinatissimo, talvolta Saburo inserisce nelle sue performance la componente del rischio, come quando si è seppellito per percepire il contrasto tra il sentire la pressione sul corpo e il successivo respiro libero e leggero che lo attraversa. Oppure quando ha camminato su una distesa di cocci di vetro, perché ‘perché tempo e spazio si spezzano quando si spezza il vetro’ (“Glass Tooth”) o quando ha danzato con un partner d’eccezione: un corvo vivo (“Bones In Pages”).
Forse un omaggio alla compagnia di cui è fondatore: Karas, infatti, in italiano vuol dire proprio ‘corvo’.
Spettacolo da non perdere.
Paola Cecchini