L’Anim propone il Dipartimento degli Italiani nel Mondo
In qualità di presidente dell’Anim Asp ‘Associazione Nazionale Italiani nel Mondo’, sono lieto di rendervi nota la risposta appena ricevuta dalla DIREZIONE GENERALE PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO E LE POLITICHE MIGRATORIE
IL DIRETTORE GENERALE
Roma, 23 / 11 / 2022
Prot. MAEO189879
rispondo alla Sua cortese lettera del 9 novembre u.s. indirizzata al Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni, in cui si chiede l’istituzione di un Dipartimento per gli Italiani nel Mondo (D.I.E.), da creare presso la Presidenza del Consiglio.
Abbiamo preso buona nota del progetto. Vorrei al tempo stesso confermarLe che questo Ministero continua a dedicare la massima attenzione all’assistenza e alla valorizzazione delle nostre collettività all ‘ estero. Da un lato, sono state notevolmente ampliate le casistiche e le modalità degli interventi di sostegno, anche per far fronte ai problemi causati dalla pandemia. Dall’ altro, abbiamo in corso numerose iniziative volte a sottolineare il valore aggiunto delle comunità italiane all’estero per il nostro Paese, anche grazie a molti progetti presentati dai Comites.
Nel ringraziarLa per il lavoro di informazione che svolge a favore dei nostri connazionali tramite i suoi giornali online, Le rivolgo
I miei più cordiali saluti
Luigi Maria Vignali
Direzione Generale
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Dott. Antonio Peragine
Associazione Nazionale Italiani nel Mondo
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Ebbene i tempi sono maturi per la creazione di un Dipartimento per gli Italiani all’estero.
Esiste un’Italia che ha dato lustro e prestigio al paese nel mondo, esistono, infatti, circa 60 milioni di oriundi italiani nel mondo di cui ancora, 5 milioni con passaporto italiano. Agli italiani altrove dobbiamo gratitudine e rispetto, lo devono il Parlamento e il Governo innanzitutto. Lo dobbiamo tutti. Anche noi residenti in Italia, soprattutto in un momento in cui bisogna andare avanti per dare il buon esempio e non affondare. Vediamo da anni cambiare i Governi mentre le nostre vite di Italiani dentro e fuori dell’Italia restano impantanate in leggi poco chiare o insufficienti a prestare la giusta tutela.
Il nostro progetto è di ampio respiro ed evidenzia quattro enunciati sostanziali, concreti e irrinunciabili:
1-valorizzazione dell’informazione on line socio/politica diretta ai Connazionali all’estero.
2-rapporto vincolante con gli Organismi Ufficiali dello Stato Italiano.
3-migliore tutela e assistenza fiscale per i redditi maturati in Patria.
4-sostegno economico/sociale per i Connazionali che vivono il mondo e per coloro che rientrano, definitivamente, in Patria ossia consentire una corsia preferenziale per il lavoro.
Il tutto inserito in un nuovo Dipartimento per gli Italiani all’Estero (DIE) operativo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Presa in esame la nostra attuale situazione politica, gli italiani nel mondo potrebbero rappresentare un arricchimento a vantaggio della democrazia nazionale. Se sono, come sembra, le istituzioni a funzionare a scartamento ridotto, si provveda. Noi abbiamo proposto un Dipartimento per gli Italiani all’Estero (DIE). Il problema non è più quello di inserire l’Emigrato nel tessuto socio/politico del Paese nel quale vive ma, semmai, estendere questo tessuto in Patria.
Anche se la nostra Emigrazione ha cambiato volto, resta ancora con specifici problemi che nessuno ha provato, in concreto, a risolvere; neppure i Parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero. Con questa premessa, giacché con la confusione dei ruoli non ci si può confrontare, riformuliamo una proposta potenzialmente valida per tutti.
Torniamo a prospettare l’istituzione del DIE (Dipartimento per gli Italiani all’Estero) al servizio di chi, cittadino italiano, vive e lavora lontano dalla Penisola. La struttura che ravvisiamo dovrebbe avere una sua posizione organizzata e originale. Una sorta di struttura attivata da referenti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La nostra deduzione, che non è nuova, tiene anche conto di specifici aspetti logistici e della gestione di una simile struttura.
Per ogni cento italiani che risiedono nel nostro Paese, ce ne sono quasi nove che invece vivono all’estero. Secondo i numeri della Fondazione Migrantes nel suo ultimo rapporto sono infatti poco meno di meno di 5,3 milioni gli iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero), che cioè hanno segnalato allo stato di essere emigrati altrove nel mondo. La comunità più ampia, ci dicono le statistiche, è quella che vive oggi in Argentina e include quasi 850mila persone. Seguono due nazioni europee – Germania e Svizzera – con numeri leggermente inferiori, poi ancora una nazione sudamericana come il Brasile e infine la Francia a chiudere le prime cinque destinazioni.
Ma gli italiani nel tempo sono arrivati praticamente in ogni angolo abitato del pianeta. Dai più densamente popolati come alcune metropoli degli Stati Uniti, fino a quello che in effetti è l’insediamento umano più remoto del mondo, l’arcipelago Tristan da Cunha in mezzo all’Oceano Atlantico dove due degli otto cognomi presenti sono di origine genovese, “tramandati da due naufraghi di Camogli, approdati nel 1892”.
La storia di chi ha lasciato il nostro Paese per andare a vivere altrove nel mondo è vecchia almeno quanto l’Italia stessa come nazione, e in effetti proprio a partire dagli anni dell’unità – intorno alla fine del XIX secolo – abbiamo a disposizione qualche numero per farci un’idea di dove sono emigrati i nostri connazionali, quando, e quanto spesso.
A far brevissima una storia lunga e complicata, i principali flussi di italiani verso l’estero ci sono stati intanto fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, quando le persone sono emigrate soprattutto verso il resto dell’Europa (Germania, Francia, Svizzera), ma anche Stati Uniti e Sud America. Fra la Grande Guerra, il fascismo, e poi il secondo conflitto mondiale i flussi rallentano, per poi tornare a risalire nel secondo dopoguerra diretti in particolare verso l’Europa. Dagli anni ‘70 in avanti gli italiani che emigrano tornano a diminuire, e soltanto negli più recenti – in seguito alla grande crisi economica del 2008 – molte persone sono tornate a cercare miglior fortuna altrove.
Il risultato è un insieme di comunità spesso molto diverse fra loro, a cominciare da quanto tempo i singoli individui hanno ormai passato all’estero: in Belgio per esempio due su tre di queste persone risultano residenti all’estero da lungo tempo, mentre il Regno Unito ha proprio di recente visto l’afflusso di un gruppo ben più giovane.
Mentre sul fronte della Rappresentatività politica della nostra numerosa Comunità all’estero si sono venute a individuare delle contraddizioni, noi abbiamo dato vita all’O.E.I.M. (Osservatorio Emigrazione Italiana nel Mondo)
L’O.E.I.M. intende essere di più e di meglio, intende dare voce a chi non ne ha mai avuta a sufficienza.
La nostra Rappresentatività “attiva”, indipendente da ogni legame politico, ci consentirà d’essere un ponte informativo tra chi vive lontano dal Bel Paese e l’Italia.
Dr.Antonio Peragine
Presidente Anim – Associazione Nazionale Italiani nel Mondo