Un’identità fluida e l’eleganza di essere se stessi.Intervista a Eleonora Stolfi
Donne italiane nel mondo.Rubrica ideata e curata da Daniela Piesco Co-direttore Radici
I due terzi degli adolescenti inglesi hanno un’identità sessuale fluida, secondo un recente sondaggio. In Europa le percentuali variano tra il 20 e il 30 per cento, ben più alte rispetto a soli 20 anni fa.
Ma che cosa significa “identità sessuale fluida”? Che significa essere una persona fluida?
Dovrebbe significare abbattere, o cercare di abbattere, i confini dei pilastri contemporanei dell’identità sessuale ; la possibilità di una sperimentazione di sé utile a comprendere meglio la propria verità, senza sentirsi costretti in ruolo o definizioni sentite come coercitive;
la capacità di essere flessibili nella risposta sessuale, dipendentemente dalla situazione, consentendo alle persone di sperimentare i cambiamenti nella propria sessualità, quindi propendere verso il proprio sesso di identificazione o l’opposto, sia nel breve che nel lungo termine.
Ma l’Io, la percezione di sé, come si modifica, quando il fluido diventa permanente e non si è un artista? Quanti fra coloro che dichiarano un’identità fluida sono più liberi e più felici? Quanti sono solo confusi, ai margini della vita reale?
Ne parliamo con Eleonora Stolfi cantante e cantautrice pavese,aspirante metrosexual, orgogliosamente donna nell’involucro,incontrata in occasione dell’uscita del suo ultimo brano “La finestra nella sera ‘
Le canzoni di Eleonora Stolfi sono un fascio di contrasti liquidi, un cocktail di elettronica ritmata e arpeggiante che mescola le string machines degli anni Ottanta e il rigore ritmico del Kraut, i colori fluo del synth pop e la glaciale sintesi contemporanea, Battisti e Battiato, Giuni Russo e il piglio ruvido di PJ Harvey.
Dedicata a chi ha compreso che il presente è genderfluid, la musica di Eleonora Stolfi racconta una quotidianità intima e sensuale: come in un peep show delle emozioni, i testi proiettano i brani fuori dalle citazioni, calando gli ascolti in una dimensione urbana iper attuale; corpi e anime rifiutano le norme della divisione delle identità, perché solo non definendosi è possibile riconoscersi, senza rispondere ad alcuna aspettativa.
Eleonora Stolfi supera i limiti imposti dalla discografia per viaggiare più lontano, seguendo i modi più istintivi di mettersi a nudo e stare sul palco, contro ogni discriminazione e categoria:
Nel mondo musicale di Eleonora, electrochic è una bandiera che rappresenta l’attitudine innata di divertirsi in modo fluido e l’eleganza di essere se stessi; un’immagine raffinata e divertente dell’elettronica retrò che si fa chic attraverso la contemporaneità per raccontare la libertà senza collocarsi in un genere preciso.
“Sono un’aspirante metrosexual, orgogliosamente donna nell’involucro e poi dentro accade di tutto e lo racconto nel mio uscire in scena. Vengo dal prog con varie fasi di psichedelia, hard rock ed elettronica. Mi sono data questa definizione di “electrochic” perché faccio indubbiamente elettronica per gente che si riconosce in un’identità fluida, dove il gender non è definito e quel che spicca è l’eleganza di essere noi stessi.”
L’intervista
Eleonora tu hai fatto di Londra la tua città: sei un cervello in fuga? È davvero così difficile fare musica in Italia?
E’ tanto tempo che ho lasciato l’Italia. Probabilmente oggi ci sono piu’ mezzi e piu’ opportunita’, ma io l’ho lasciata in preda a tanto rancore (ero piu’ giovane e piena di voglia di farcela). Ricordo che ho preso la decisione uscendo dal Teatro della Luna, nel 2011, dopo l’ultimo stage di provini per X-Factor. Non e’ andata e da li’ ho detto, voglio andare a rischiare altrove e cosi’ ho fatto.
Per chi non ha compreso che il presente è genderfluid, come si fa a spiegare la libertà che si vive senza collocarsi in un genere preciso?
E’ difficile da spiegare…e’ come se mi chiedessi di spiegare che sensazione da’ la liberta’ in generale. E’ una sensazione di pienezza e conoscenza di se’, senza canoni. E’ la capacita’ di shiftare ed essere tutti i lati del se’ (mi riferisco a chi vive con questa dualità e vuole viverla in pieno ovviamente). Trovo quindi ingiusto che questa possibilità di vita e diritto di espressione vengano ritenute scomode solo perché non rispecchiano quello a cui siamo abituati e che ci hanno insegnato. La nuova generazione e’ un altro pianeta e dovremmo guardare, ascoltare e imparare. Niente colori assegnati ad un sesso, niente machi o femminucce a meno che tu non decida di esserlo perche’ e’ quello che ti rappresenta. Chi siamo per infilare le persone in categorie come fossimo tutti parte di un archivio etichettato per fare ordine?
Cos’ è l’eleganza di essere se stessi?
E’ la bellezza che si raggiunge quando si è se stessi. L’autenticità per quanto mi riguarda e’ sexy, ha fascino, e’ profonda perche’ e’ rara. Quando ci si rende vulnerabili, diventi in realtà piu’ forte perche’ stai facendo qualcosa che oggi tanta gente non sa piu’ fare: essere quello che senti; ci vuole coraggio no?! L’artista e’ vulnerabile ed e’ giusto che sia cosi’ (lo dico spesso) e infatti l’arte affascina.
Quanto è difficile parlare di queste tematiche (gender-fluid e relazioni poliamorose..) nel mercato musicale e quanto invece è importante per te raccontarle senza ipocrisia?
Non so quanto sia difficile, mi fa un po’ sorridere che tanta gente famosa che avrebbe potuto farlo (in Italia per quel che conosco), ha scelto di non farlo. Lo trovo un po’ egoista ma rispettabile..credo ; Per me e’ fondamentale, perche’ la mia musica mi racconta e in quanto artista non-binary, i miei racconti si muovono nel mondo gender-fluid.
Qual’é la tua parte di galassia che fa rumore?
Ho sempre tanto rumore dentro e infatti ho scelto la musica come terapia. Sto raggiungendo una pace grande che spero mi porti verso altre vie espressive e all’esplorazione di altre forme di me, come ho sempre fatto. Ho ancora voglia di farmi sentire, ma sono una perfezionista e la convivenza con me e’ un continuo ripetermi “Let it be” (se mi passi l’inglesismo).
Puoi spiegare la definizione di “electrochic”?
E’ un termine coniato quando pensavo a questo EP. “Electro” e’ riconducibile alla forte componente elettronica nel mio sound, definibile anche synthpop o synthwave. “Chic” e’ un termine che oggi si usa meno ma che definisce un’infinità di concetti e stili: la corrente italiana anni 80s, i capelli cotonati ma anche qualcosa di pensato e curato; per me estetica e cervello sono un’accoppiata vincente. Mi piaceva l’idea di una parola che mi rappresentasse e che sintetizzasse il sound e l’idea dietro l’EP. La sua identita’ insomma.
Nel 2021 vinci il Gran Prix di Sanremo Senior con il brano “Ruggine” , cosa ricordi di quella esperienza?
E’ stata la prima volta nella mia vita in cui ho sentito che avevo “bucato” quel velo tra me e il pubblico. Ho sentito la forza di quello che avevo da dire e sono riuscita a farla passare tutta. Credo sia stato questo che ha reso “Ruggine” il brano vincente. L’autenticita’ ha vinto.
Apriamo LA FINESTRA NELLA SERA..
E’ la mia canzone preferita. In questo racconto c’e’ il mio viaggio attraverso la conoscenza di me. Ho scoperto tante cose nel silenzio e nell’allenamento di stare solə. E’ una pratica che dovremmo sperimentare tutti.
Il brano e’ uno spaccato domestico che spiega come attraverso la fantasia si possa viaggiare lontano, vicino, nel passato e nel presente per poi tornare a se stessi piu’ grandi e liberi. Tutto questo senza mai lasciare il proprio corpo!
Il cortometraggio di Harry Baker lo traduce benissimo e sono molto orgogliosa del lavoro fatto su questo pezzo. E’ stato un percorso davvero appagante e divertente quello di sedersi col mio produttore Kazemijazi e tradurre in suono le vibes e il mood che volevo per il brano. Adoro andare ad ascoltare brani da cui prendo ispirazione e capirne la “pasta” sonora. Kazemijazi e’ molto preparato sulla ricerca del suono e sono sempre sicura che il risultato sia quella sfumatura e quel colore che cerco.
Progetti futuri?
Vorrei suonare piu’ spesso in Italia e infatti sono alla ricerca di un’agenzia di booking. Ho in mente di partecipare ad un concorso importante che non svelo per ora e poi scrivere presto altro; ho ancora una produzione da portare avanti col Maestro Enzo Campagnoli (Festival di Sanremo) che spero di iniziare in primavera.