“Il Barbiere di Siviglia” . L’opera di Rossini piace e stupisce ancora dopo due secoli
Nunzia Bernardini
Sorprendente e “dissacrante”: sul dualismo tra innovazione e tradizione si è mossa la produzione del Barbiere di Siviglia che ha inaugurato con successo la Stagione d’Opera 2023 del Politeama Petruzzelli facendo registrare un clamoroso sold out per tutte le recite.
Quella di Livermore è stata una regia complessa con numerose metafore, che si colgono immediatamente nell’ouverture, aperta in scena da un topolino radiocomandato che rimanda, non a caso, al gatto che la sera della prima, il 20 febbraio 1816, attraversò il palcoscenico.
Poi sorprendono le originai illustrazioni, animate con i video di D-Wok, dove due secoli di storia vengono sintetizzati attraverso l’alternarsi dei momenti rivoluzionari e dei tiranni (da Luigi XVI a Saddam Hussein) tutti “leader” a cui viene mozzata la testa dal rasoio, che come è noto, rappresenta lo strumento del barbiere nonché l’emblema dell’opera.
E il dialogo tra la tecnologia e la tradizionale storia del factotum della città prosegue senza sosta per tutta l’opera: cieli grigi con nuvole nere, topolini tecnologici ed altre numerose immagini che fanno da sfondo alle romanze più famose di Rossini, tutte molto applaudite.
Sorprendono anche l’impalcatura scenica a più livelli destinata a ospitare contemporaneamente diversi quadri, che interagiscono con la scena principale ed i costumi originali oltre che di grande qualità.
E nel prosieguo del lavoro ci sono scelte “esilaranti” come Don Bartolo che finge di essere su una sedia a rotelle e Don Basilio che ha un braccio meccanico malfunzionante, alcuni figuranti decapitati, giochi, effetti magici e passi di danza moderni degli stessi interpreti con telefonini e selfie: Livermore con maestria ed efficacia non si è fatto mancare nulla per catturare l’attenzione dello spettatore. Il tutto potrebbe suscitare qualche perplessità ma certamente, il tentativo di “attualizzare” l’opera non passa inosservato.
Il barbiere di Siviglia rientra nel ristretto numero di quei lavori che da soli garantirebbero immortalità assoluta all’autore: un’opera amata e popolare da essere ancora oggi, una delle più note e rappresentate in tutto il mondo.
A questo fascino senza tempo non si è sottratto neanche il folto pubblico del Petruzzelli di Bari, che a giudicare dai numerosi pullman in sosta davanti all’ingresso, proviene anche da “lontano”: la passione per la buona musica è in grado di muovere anche l’economia oltre a decretare il successo della rappresentazione.
Insomma per usare un linguaggio cinematografico si può senz’altro dire: “buona la prima”!