La storia del pomodoro
di Vincenzo Caccioppoli
Mentre in Italia impazza la polemica sui cibi sintetici, appena vietati da un decreto del governo, è certamente da segnalare lo sforzo letterario di Alexander Williams, autore americano, che ha compiuto un viaggio indietro nel tempo per scoprire i segreti della storia di un ortaggio ( anche se nel libro lo si definisce correttamente frutto) che fa parte integrante della nostra dieta mediterranea: il pomodoro. Il suo libro diventato un vero best seller negli Stati Uniti, è uscito anche nel nostro paese, pubblicato da Aboca Edizioni con il titolo “ i dieci pomodori che hanno cambiato il mondo”.
Williams indaga come il pomodoro sia passato da essere ignorato e disprezzato fino a diventare straordinariamente popolare in tutto il mondo. In Italia l’autore racconta come appena apparve molta gente lo considerava un frutto stravagante e non si capiva nemmeno se e come mangiarlo. Per alcuni secoli fu considerato addirittura velenoso ed ignorato completamente. Ma poi come spiega con abilità ed ironia Williams, nel suo interessante e lungo viaggio alla scoperta di questo preziosissimo ed ormai irrinunciabile frutto sulle nostre tavole, il pomodoro ha rivoluzionato usi e costumi di nazioni intere. E’ un libro denso di ironia e di aneddoti interessanti, ma anche un saggio supportato da una lunga e documentata ricerca svolta dall’autore in questo suo viaggio storico culinario.
Si tratta della storia avventurosa di un alimento menzionato per la prima volta dai conquistadores nel 1520, che poi da lì dopo una serie di numerose peripezie è partito alla conquista del mondo intero. Partito dalle rovine del popolo azteco, per trasformarsi finalmente in una salsa prodotta su larga scala e per dare un po’ di sapore a piatti altrimenti piuttosto insipidi e fare cosi la fortuna di chi lo ha scoperto in questa veste, Henry J. Heinz ( imperdibile la storia che ripercorre le vicissitudini per arrivare alla commercializzazione della famosa salsa come la conosciamo oggi), che iniziò a produrre la famosa salsa a base di pomodoro, nel lontano 1876. Il pomodoro che ora occupa la tavola di tutti gli italiani, all’inizio veniva considerato un cibo per persone facoltose e potenti, in cerca di sensazioni esotiche. Inoltre come dice l’autore si pensava e si riteneva che il pomodoro, per la sua forma il suo colore e anche il suo sapore, avesse anche degli effetti afrodisiaci e venne utilizzato anche per fantomatiche porzioni d’amore.
E anche i nomi affidatogli, a partire dal francese “pomme d’amour”, fino a quello degli anglosassoni adattarono l’espressione nella loro lingua “apples of love”. Si narra che Walter Raleigh (fondatore dell’isola di Roanoke) regalò una pianta di pomodori alla regina D’Inghilterra Elisabetta, soprannominandola, appunto, apples of love. Molto curioso anche il capitolo dedicato alla nascita della pizza, forse il piatto più conosciuto al mondo, fatto appunto con l’immancabile salsa di pomodoro. Secondo le ricerche dell’autore, infatti, la sua fortuna come piatto tra i piu diffusi ( forse il più diffuso in assoluto) nel mondo, non sarebbe avvenuta a Napoli, dove la pizza, come ben si sa, è ufficialmente nata: “ Una ricerca negli archivi comunali di Napoli mostra che le pizzerie chiudevano per fallimento con una certa frequenza e che quello del pizzaiolo era un lavoro pesante, difficile e non esente da rischi” scrive Williams nel suo libro.
La vera fortuna della pizza e il suo trampolino di lancio planetario, avviene invece ad inizio secolo scorso a News York, dove alcuni migranti italiani aprirono le prime pizzerie ( Gennaro Lombardi nel 1905 avrebbe aperto la prima in assoluto a Little Italy, anche se dai registri storici del comune di New York sembra che ne esistessero già nel 1895). Nel 1958 secondo Newsday in America si aprivano circa cento nuove pizzerie alla settimana. L’autore poi ricorda come l’azienda Cirio in Italia contribuì al lancio definitivo del pomodoro come condimento necessario sulla pasta, alimento irrinunciabile per ogni famiglia italiana nel dopoguerra.
Ai giorni nostri ogni anno vengono prodotte nel mondo, 40 milioni di tonnellate di pomodori lavorati. E noi italiani siamo di gran lunga i suoi grandi esportatori. Ma per arrivare a questi risultati ne ha dovuta fare di strada il pomodoro.