Industria: Zenere (Ist. Friedman), “non si danneggi l’industria conciaria per favorire altri, sia il mercato a decidere”
ROMA – “L’industria della pelle italiana è un settore della produzione in grado di offrire lavoro a oltre 200.000 persone. Il know-how conseguito in questo comparto è riconosciuto a livello mondiale. Auspichiamo che l’emergere del nuovo mercato della pelle vegana non venga strumentalizzato per danneggiare l’industria conciaria classica. L’attacco e la demonizzazione del settore tradizionale potrebbe comportare delle conseguenze negative nell’ambito del mercato italiano, con delle ripercussioni sfavorevoli anche nei confronti del Pil nazionale.
La comunicazione del mercato della pelle vegana, talvolta, può suggerire delle informazioni inesatte, enfatizzando la sostenibilità e l’aspetto biologico dei prodotti sottintendendo che la pelle tradizionale sia invece in qualche modo nociva. Si ricorda, a tal proposito, che la biodegradabilità di un capo di abbigliamento in pelle vegana raggiunge solo il 30/40% del totale dei materiali utilizzati, il resto è poliestere, quindi un derivato della plastica.
Mentre la biodegradabilità di un prodotto fatto con pelle animale può arrivare persino al 95%. Oltretutto, i capi di abbigliamento realizzati avvalendosi di materiali Bio risultano meno resistenti rispetto a quelli ottenuti mediante una lavorazione compiuta secondo i processi tradizionali. Da ciò scaturisce anche l’evidenza che i metodi di produzione con pelle vegana abbiano un impatto ambientale di molto superiore rispetto a quelli canonici. E’ indispensabile compiere una sforzo affinché l’informazione relativa a questo settore della produzione sia il più possibile corretta e lontana dalle mistificazioni. Attualmente è possibile affermare che la soluzione più ecologica e meno impattante rimanga quella dell’utilizzo della pelle animale. Che, se lavorata in modo responsabile, può essere un materiale altamente sostenibile e biodegradabile. Va sottolineato poi che la lavorazione della pelle animale necessita di una grande quantità di competenze e conoscenze, che provengono da un lungo percorso di sapienze tramandate di generazione in generazione. E che costituiscono un patrimonio culturale e economico unico per il nostro Paese.
Infine, in considerazione del fatto che il mercato è caratterizzato dalla molteplicità delle domande e dalla conseguente necessità di far combaciare adeguate offerte, riteniamo fondamentale che non vengano imposte nuove regole, divieti o campagne denigratorie nei confronti di alcuno dei partecipanti del mercato di cui si tratta, in particolare di quello tradizionale. In quanto saranno le leggi di mercato e quindi l’azione dei consumatori a favorire una tipologia di prodotti piuttosto che un’altra” – E’ quanto dichiarato da Leonardo Zenere, componente dell’Istituto Milton Friedman.