Il dopo
E’ nella natura umana: tutto passa e si modifica. Anche le strategie politiche, di cui abbiamo smarrito l’utilità concreta, potrebbero subire la stessa sorte. Dato che il processo evolutivo è sempre stato fisiologico ed è correlato al nostro concetto di democrazia rappresentativa, non ci stupiremmo più di nulla.
La Fiducia parlamentare non può essere solo un mezzo per proporre progetti che gli Elettori, in generale, non condividerebbero. Il prossimo Potere Esecutivo, mutato nei partiti e nelle migrazioni di certi suoi membri, dovrà dimostrare le sue capacità. Con la scusa delle emergenze, sono anni che ci troviamo a convivere con situazioni che non fanno parte della nostra cultura socio/politica. Con un’economia basata su decreti che non tengono conto dei bisogni del Paese. Da noi, più che per il passato, c’è chi sta molto bene e chi non riesce più a tirare avanti. Se i “ricchi” ufficiali non sono aumentati, sono saliti i “poveri”.
Oltre le statistiche, che non ci hanno mai convinto, c’è un’Italia che si arrangia. Essere fatalisti non è il guaio peggiore. Lo diventa, però, quando resta l’unica possibilità ancora in essere nel Bel Paese. Il ventesimo anno del nuovo Millennio ci ha trovato meno abbienti e con prospettive di sviluppo che esistono solo sulla carta. La politica resta di facciata e, spesso, d’opportunità.
Manca, ancora, quella coerenza che c’è stata compagna in certi anni del secolo scorso e che s’è dispersa tra i rivoli delle polemiche e delle alleanze politiche di scarso prestigio. Per garantirci un “dopo”migliore, sarebbe essenziale non dimenticare il “prima”. Il fatto è che in politica si preferisce la “critica”, alla “proposta”.
Giorgio Brignola.