Il fiorentino Tony Sasa ‘incoronato’ da Forbes

Il fiorentino Tony Sasa ‘incoronato’ da Forbes

Mirko Crocoli

Dai primi passi negli Usa alle 60 cantine italiane

Il Vino come missione di vita… ma anche il sodalizio con il percussionista di Carlos Santana e John McLaughlin

 “Vogliamo trovare la nota giusta per arrivare a creare il suono del vino. Il progetto che stiamo portando avanti con Gurtu diventerà una comunicazione unica. Stiamo lavorando sul suono dell’ambiente, il suono della botte e dell’acciaio, dove parte la fermentazione.

“Sono quattro le dimensioni: Visiva, Uditiva, Gustativa e Olfattiva. Immaginate di vedere in 3 minuti il Vesuvio e il suo ruggito, le sue valli, il suono dei pomodori nella padella, l’armonia dell’ Aglianico sorseggiato insieme alla pasta, l’interno della cantina dove l’ acciaio riecheggia come un violino, una botte che rispecchia il suono del tom tom, e il cammino dell’uccellino che passa vicino. Tutto ciò suonato al momento (live) assaggiando il bicchiere di vino di quel territorio”

 In una recente intervista su Forbes Italia, il fiorentino d’adozione Antonio Tony Sasa racconta i suoi 30 anni di carriera nel comparto enogastronomico, poi focalizzato sulle realtà vitivinicole nazionali. Nato e cresciuto in una famiglia di agricoltori – si legge sul magazine statunitense con base anche a Milano – egli ha sviluppato sin da giovanissimo una passione per il mondo della cucina, sempre con lo sguardo rivolto ai prodotti e agli ingredienti offerti dalla natura. A 23 anni ha iniziato un percorso di studio enogastronomico e alberghiero che lo ha portato prima a Genova e poi negli Stati Uniti, per acquisire maggiore conoscenza di un settore in costante evoluzione.

Rientrato in Italia, a Firenze, ha dato il via a un rilancio personale e operativo. Dal 2002 incarna la figura del wine negociant in cerca di piccole e medie realtà produttive, spesso dal grande potenziale. Da 20 anni collabora con il giornalista Daniel Thomases, degustatore di fama mondiale (già curatore della Guida Veronelli e di Wine Advocate), con il quale testa dai tremila ai quattromila vini all’anno, di diverse denominazioni e comprensori. Partendo da una cinquantina di realtà nazionali, in breve ha ampliato la sua attività di consulenza a numerose aziende in Canada, Stati Uniti, Asia ed Europa. Oggi continua l’attività di vendita, promozione e sviluppo marketing del made in Italy in tutto il mondo.

È inoltre produttore del Brunello di Montalcino Martina, proprietario, assieme alla moglie Laura Rissone, della centralissima Enoteca Pontevecchio a Firenze e, di recente, insieme al percussionista indiano Trilok Gurtu, tra i più talentuosi del panorama internazionale, che ha collaborato – tra gli altri – con Adriano Celentano, Carlos Santana e John McLaughlin, ha fatto nascere qualcosa di veramente originale. Si chiama “The Sound of Wine”, ovvero, quando ogni passo del percorso vitivinicola prende un suono e diventa musica!

Una modalità comunicativa innovativa, che prende forma tramite l’illuminazione di Sasa e le bacchette di Gurtu, per evocare grandi ‘nettari’, territori, cantine, e il ritmo si accorda e si fonde con i tannini, con i suoi colori e i profumi, nonché con il suono prodotto dal legno della botte in cui si affina.

Il progetto è sbarcato anche sul palco del Teatro Manzoni di Milano, durante la presentazione de “Le Guide de l’Espresso”, ma sta già facendo breccia sia nel settore vitivinicolo che in quello delle note. La natura che parla in musica, una vera e propria rivoluzione che mai prima d’ora aveva avuto modo di uscire allo scoperto. Una tecnica avveniristica che punta a far “parlare” le uve, il Sole, i venti e le colline di una nazione che vanta il primo posto per qualità di prodotto e potenziale ancora da sviluppare.

E’ il Made in Italy, quello di cui parla l’imprenditore toscano nell’intervista a Forbes, “una varietà di vitigni autoctoni che nessun altro Paese può vantare, in costante crescita”.

Ma, badate bene, e continua: “che dietro ad un buon bicchiere di Chianti o Vermentino, c’è passione, sudore e profondo amore per la propria terra”.

E sulla loro visionaria unione chiosa: “Tra noi due è nata subito un’amicizia, dato che dividiamo entrambi le medesime passioni. Trilok poi ha una cultura molto importante nel mondo del vino italiano, ed è anche un sommelier esperto. I punti in comune sono la nostra forza”.

Redazione

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