Raccontare l’Italia oltrefrontiera: un faro sulla stampa italiana all’estero
ROMA – Un’occasione per riflettere sul ruolo della stampa italiana all’estero, sulle sue potenzialità, ma anche per richiedere riforme legislative necessarie ad eliminare “odiose storture” in grado di pregiudicare l’esistenza stessa di una testata. Un appuntamento che intende aprire una fase di dialogo con Governo e Istituzioni e che punta a diventare annuale per certificare lo stato dell’arte e fare la sua parte nella risoluzione di eventuali criticità. È iniziata questa mattina nella Sala del Refettorio della Camera, a Roma, “Raccontare l’Italia oltre frontiera”, conferenza promossa dalla Filef e ospitata da Fabio Porta (Pd), che nella prima sessione ha registrato anche gli interventi del Sottosegretario agli esteri Giorgio Silli e dei parlamentari Pd Ricciardi e Giacobbe.
Moderati da Gianni Lattanzio, i lavori sono stati introdotti da Porta, deputato Pd eletto in Sud America, che ha evidenziato l’importanza del dibattito anche alla luce delle “tante sollecitazioni ricevute da tutto il mondo da parte di testate, giornalisti ed editori” sulle difficoltà che l’applicazione della Legge dell’editoria crea al variegato mondo della stampa italiana all’estero. Il deputato ha parlato di “forti criticità” elencando i casi di “Gente d’Italia” (Uruguay), ma anche di “Allora!” (Autralia), “Insieme” (Brasile), “La voce d’Italia” (Venezuela – Spagna) e “L’eco d’Italia” (Svizzera). Una “casistica incredibile”, ha commentato il deputato, secondo cui “questa legislazione anacronistica finisce per penalizzare chi svolge il proprio ruolo di addetto all’informazione e favorisce chi produce contenuti in maniera non seria” e che crea veri e propri “paradossi”, come quello de “La voce d’Italia” diretto da Mauro Bafile che, ha spiegato il deputato, “mi ha riportato quanto accaduto: un consigliere di minoranza di un Comites di un’altra circoscrizione consolare ha scritto al Dipartimento per l’Editoria ed è riuscito a bloccare un contributo già deciso”.
Editori, ha aggiunto, “mi parlano dell’impossibilità di parlare don il Dipartimento”. Ecco perchè “serve ripristinare l’apposita commissione”, anche per “facilitare una interlocuzione diretta”. Quello della stampa “è un punto nevralgico su cui riflettere di più”, anche alla luce del fatto che “dall’ingresso dei parlamentari eletti all’estero in Camera e Senato, invece che aumentare, testate all’estero e risorse sono diminuite”. Un “danno grave” per Porta, “soprattutto a livello di partecipazione politica”. Colpito personalmente dalla vicenda dei brogli nella scorsa legislatura, il deputato ha sostenuto che “i brogli” dipendono sì dai “problemi riferibili alla tecnicità del voto, ma anche dalla qualità e dal livello di coscienza che hanno gli elettori: un elettorato pigro e disinformato, che non ha accesso diretto e quotidiano all’informazione, diventa più facilmente preda dei fenomeni di manipolazione del voto, sia in Italia che all’estero”.
Bisogna “andare oltre, modificare l’attuale normativa” sulla stampa all’estero, alla luce di “forti criticità” e dall’impossibilità per gli editori di “interloquire direttamente con il Dipartimento Informazione ed Editoria (Die) della Presidenza del Consiglio”, che dal 2018 non possono più contare neanche sulla Commissione per la stampa italiana all’estero. Il deputato si è quindi detto “lieto” della presenza del sottosegretario Silli, con cui ha dibattuto di recente in Commissione Esteri sul tema dei contributi e dei pareri – obbligatori ma non vincolanti – che rete diplomatica e Comites devono rendere sulle testate edite nelle circoscrizioni territoriali di competenza.
Coordinatore nazionale di FILEF ETS, Pietro Lunetto ha auspicato l’avvio di un dibattito in grado di indirizzare riforme “a medio termine”, alla luce della “complessità del mondo dei mezzi di comunicazione per gli italiani all’estero e delle loro diverse funzioni”, una complessità che “riflette le varie sfaccettature delle comunità all’estero”. Citata la nascita di Radio Mir, Lunetto ha stigmatizzato il poco spazio che la stampa nazionale dà agli italiani oltreconfine, che balzano agli onori della cronaca solo in caso di drammi o imprese eccezionali di singoli, secondo una narrazione “limitata”. Al tempo stesso, le testate all’estero dovrebbero essere più disposte a “fare rete”. Quello di oggi “è solo il primo incontro” che intende diventare “una iniziativa annuale per fare il punto con e sulla stampa italiana e i media all’estero”.
Sottosegretario con le deleghe per gli italiani nel mondo, Giorgio Silli – dopo aver spiegato che, dal voto all’informazione, sta facendo una ricerca per vedere come altri Paesi, con una diaspora più o meno uguale all’italiana, affrontano diversi temi – ha evidenziato l’importanza di aggiornare alcune leggi ormai datate, come quella che ha istituito il Cgie, o perché, loro malgrado, pagano lo scotto di fronte ad una “innovazione che va velocissima”, come accade al sistema informazione. In entrambi i casi occorre “fare una riflessione congiunta per un documento il più condiviso possibile”. Serve “il coraggio di dire che il mondo è cambiato e buttare giù un ddl di iniziativa parlamentare e, magari, provare a superare la dicotomia da compartimenti stagni”. Un testo “condiviso”, ha ribadito, perché “si occuperà di tutti gli italiani all’estero” a prescindere dalla loro estrazione politica. Non possiamo guardare al futuro con norme e leggi che sanno di stantio. Così non si va da nessuna parte”.
Per informare i connazionali, la Farnesina “cerca di fare la sua parte con gli strumenti che ha”, rilanciando comunicazioni, finanziando agenzie di stampa qualificate, “raccontando” gli italiani all’estero anche attraverso progetti come il “turismo delle radici”.
“Siamo consci che la Riforma del 2017 potrebbe essere migliorata” e, nell’indicare come, “vorremmo che fossero coinvolti tutti” per “raccontare efficacemente gli italiani all’estero”. Il ruolo dei professionisti”, ha aggiunto Silli, è “fondamentale anche per portare in Italia la voce delle collettività oltre frontiera”. Bisogna “valorizzare questo patrimonio umano”, ha concluso il sottosegretario, auspicando che l’incontro di oggi sia “l’innesco di una reazione a catena che porti ad testo condiviso” sulla stampa italiana all’estero.
Una stampa, ha osservato Toni Ricciardi, deputato Pd eletto in Europa, che è cambiata in base alla “metamorfosi non solo della presenza italiana nel mondo, ma anche dalla fruizione del prodotto da parte dei connazionali”. Nel tempo di internet e dell’all news, bisogna chiedersi “che tipo di comunicazione si puo fare e di cosa hanno bisogno i connazionali all’estero”.
D’accordo sull’urgenza di ripristinare la Commissione per la stampa all’estero presso il Die, che, ha ricordato, “è a costa zero”, Ricciardi ha pure ricordato che “senza soldi non si cantano messe”, dunque “il primo tassello da cui partire” è quello delle risorse. Secondo il deputato si deve “iniziare a ragionare di qualità” premiando “chi investe in innovazione”, ma anche considerando che ci sono “differenze territoriali e continentali enormi, per cui 10mila euro in Argentina hanno un valore diverso rispetto a Zurigo”.
“Ha ancora senso disperdere i contributi in diecimila rivoli, penalizzando chi fa un lavoro editoriale diverso?”, si è chiesto Ricciardi, ribadendo la centralità della “qualità dell’informazione” e accogliendo, infine, l’invito di Silli a lavorare ad un testo condiviso.
Senatore Pd eletto in Australia, Francesco Giacobbe ha ricordato che negli anni la stampa italiana all’estero ha “contribuito a promuovere italianità e il made in Italy; ha costituito l’unica fonte di notizie che altrimenti non sarebbero mai arrivate Oltreoceano; ha rilanciato informazioni sulle attività e sulla vita delle nostre comunità” e, negli anni, “ha promosso informazione e dibattito su temi molto importanti per i connazionali”, citando a mo’ di esempio la campagna stampa sulla necessità di un accordo di sicurezza sociale Italia – Australia quando lui arrivò DownUnder.
Inoltre la “stampa all’estero costituisce la memoria storica dell’emigrazione”, dunque bisogna “salvaguardarla per non perdere parte di questa storia”. Certo “oggi tutto è cambiato” e quindi è d’obbligo “pensare a quale sia oggi il suo ruolo e valorizzarlo”. A disposizione per lavorare al testo auspicato da Silli, Giacobbe ha fatto suo l’invito di Ricciardi a “tener conto delle differenze delle diverse realtà, ma anche della diversa composizione delle nostre comunità”. Se ormai i media italiani “online arrivano ovunque”, la stampa italiana all’estero deve sviluppare “temi specifici dell’emigrazione”, anche spiegando “la portata che eventi italiani hanno per le comunità emigrate” e contribuire “all’informazione di ritorno”. (m.cipollone\aise)