Una serata al Teatro ‘San Carlo’ di Napoli (balletto Balanchine/Petipa)
“Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. […]
Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro,
ma ne dia la più pallida idea”.
Così scriveva Stendhal in ‘Roma, Napoli e Firenze’ (1817), parlando del ‘San Carlo’ di Napoli,
tra i più famosi e prestigiosi al mondo. Fondato nel 1737, è il più antico teatro d’opera del mondo tuttora attivo. Primo teatro italiano ad istituire una scuola per la danza, ha anticipato di 41 anni il Teatro alla Scala di Milano e di 55 anni il Teatro La Fenice di Venezia.
Ho assistito ad uno degli spettacoli della stagione di danza 2023, andata in scena dal 26 al 30 luglio, con una dedica speciale alla ‘Venere degli stracci’ di Michelangelo Pistoletto, la cui opera (Piazza Plebiscito), è stata distrutta il 12 luglio scorso da un incendio doloso. L’incasso della recita di sabato 29 luglio contribuirà alla campagna di raccolta fondi per finanziare la realizzazione della nuova opera dell’autore.
Sul palco due autentici capolavori della danza: ‘Serenade’ di George Balanchine (San Pietroburgo, 1904- New York 1983) su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij e ‘Raymonda’ (III atto) di Marius Petipa (Marsiglia, 1818- Gurzuf, 1910) su musica di Alexander Glazunov. Protagonista il Balletto del Massimo napoletano diretto da Clotilde Vayer con la musica eseguita dal vivo dall’Orchestra del Teatro di San Carlo diretta da Jonathan Darlington.
‘Serenade’ è una pietra miliare nella storia della danza e, allo stesso tempo, la sintesi del percorso intrapreso dall’arte coreutica fino ai primi del Novecento. E’ il primo balletto originale creato dal danzatore e coreografo russo Balanchine a New York nel 1934 sull’opera n.48 del famosissimo Čajkovskij (Votkinsk,1840- San Pietroburgo, 1893), eseguita per la prima volta oltre cinquant’anni prima, il 30 ottobre 1881 a San Pietroburgo, in un concerto della Russian Musical Society diretto da Eduard Nápravník.
‘Il sipario si è sollevato su 17 ballerine del Corpo di Ballo del San Carlo, schierate nella posa che forse più di tutte identifica questo capolavoro di George Balanchine…Nelle pose e nei gesti delle ballerine sancarline è possibile infatti rintracciare frammenti di famosi balletti del repertorio: da Giselle a Lago dei cigni, passando per movenze spagnoleggianti e non solo -ha scritto in merito Mariavittoria Veneruso (laureata in ‘Discipline della Musica e dello Spettacolo’ al ‘Federico II’ di Napoli) nel dance magazine ‘Campadidanza’.
La coreografia poetica e romantica – ripresa per l’occasione da Sandra Jennings che ridefinisce lo spazio scenico attraverso rigorosi disegni geometrici, canoni precisi e concatenazioni innovative- incanta gli spettatori con grazia e bellezza senza tempo, continuando ad affascinare il pubblico di tutto il mondo (costumi di Karinska, progetto luci di Jean Rosenthal, Maitre De Ballet Soimita Lupu).
Forse, però, non tutti sanno che…
-l valzer nel secondo movimento (la ‘Serenade’ ne conta quattro, tra cui una spensierata danza russa) è stato arrangiato per soprano e orchestra al completo per il film ‘Anchors Aweigh‘ della MGM (1945) con il titolo ‘From the Heart of a Lonely Poet’ ed eseguito da Kathryn Grayson con José Iturbi alla direzione dell’orchestra dello studio MGM.
Il pezzo ha accompagnato incidentalmente il conto alla rovescia finale per il test della bomba atomica ‘Trinity’ il 16 luglio 1945, allorché fu mandato in onda dalla stazione ‘Voice of America’ sulla stessa frequenza utilizzata per trasmettere le comunicazioni di prova.
Non è tutto: il movimento del valzer è stato utilizzato anche come tema di avvio per la stazione televisiva britannica ‘Channel Television’ (anni Ottanta) e nel doodle di Google per il 100° anniversario del completamento della Transiberiana (2016).
La seconda parte dello spettacolo (quella che mi ha maggiormente coinvolto) è stata dedicata al terzo atto di ‘Raymonda’, balletto in tre atti, quattro scene con un’apoteosi, coreografato da Marius Petipa (uno dei più celebri della storia del balletto mondiale) su musiche di Alexander Glazunov (San Pietroburgo, 1865 – Neuilly-sur-Seine,1936) del quale rappresenta l’opus 57. Per Petipa, si trattò dell’ultima grande opera, per Glazunov, al contrario, fu la prima esperienza nel settore, che in seguito si è rivelato l’aspetto forse più accattivante del suo lavoro.
Ambientato in una corte medievale, una delle performance più colorate e spettacolari del teatro di balletto, ‘Raymonda’ fu presentato per la prima volta il 19 gennaio 1898 dall’Imperial Ballet al Teatro Imperiale Mariinsky di San Pietroburgo. Era stato creato per la performance di beneficenza della prima ballerina, l’italiana Pierina Legnani che aveva ideato il ruolo del titolo. Tra i passaggi più celebri figura il ‘Pas classique hongrois’ (alias Raymonda Pas de dix ) del III atto, che viene spesso eseguito indipendentemente. In questa occasione è stato eseguito integralmente, compreso il Divertissement finale (coreografia ripresa da Clotilde Vayer, Maitre De Ballet Frederic Jahn con Francesco Ventriglia).
‘Raymonda’ è stato ripreso molte volte nel corso della sua storia: le produzioni più note sono state messe in scena da Mikhail Fokine per i Ballets Russes (1909), Anna Pavlova per la sua compagnia itinerante (1914), George Balanchine e Alexandra Danilova per il Ballet Russe de Monte-Carlo (1946), Konstantin Sergeyev per il Kirov Ballet (1948), RudolfNureyev per l’American Ballet Theatre (1975) e per il Paris Opera Ballet (1983), Yuri Grigorovich per il Bolshoi Ballet (1984), Anna-Marie Holmes (in una riduzione in 2 atti) per il Finnish National Ballet (2004), una versione poi messa in scena per l’American Ballet Theatre (2004) e il Dutch National Ballet (2005).
Platea quasi piena nonostante il clima vacanziero (durante la prima, il pubblico era internazionale). E’ apparsa vincente la decisione del ‘San Carlo’ di abbinare in un’unica serata la ‘Serenade’ di Balanchine e ‘Raymonda’ di Petipa: una coreografia astratta con intenti evocativi e malinconici (la prima) ed un balletto narrativo che racchiude momenti di pura danza (il secondo).Forse una sintesi perfetta.
Una bella esperienza per me, decisamente.
Paola Cecchini