Il Fringe Festival di Edimburgo
Testo e foto di Alessandra Gentili
EDIMBURGO – Ogni anno, ad agosto, Edimburgo si trasforma nel cuore dell’arte del nostro pianeta. Tre settimane in cui diventa impossibile camminare nella old town, senza avere al tuo fianco un artista di strada che si cimenta in qualche performance.
L’evento è conosciuto come Fringe Festival, ed è la più grande celebrazione dell’arte e della cultura al mondo. Nel periodo previsto nel mese di agosto, Edimburgo accoglie tutti gli artisti che hanno voglia di esibirsi, sia famosi, che sconosciuti. Vengono realizzati palchi nelle strade, preparati i teatri, chiuse delle strade. Tutto questo per accogliere teatro, commedia, danza, balli, circo, cabaret, musica, poesia, pittura, opera, mostre e spettacoli per bambini.
La storia del Fringe Festival risale al 1947. In quell’anno fu istituito il Festival Internazionale di Edimburgo, nato allo scopo di arricchire la vita culturale del Paese, all’indomani della guerra. Otto gruppi teatrali decisero di esibirsi nonostante esclusi dalla programmazione ufficiale. Essi agirono in modo indipendente l’uno dall’altro, senza alcuna organizzazione, e trovarono i loro spazi al margine (Fringe) della manifestazione ufficiale. Si diedero il nome di Festival Adjuncts, ed attirarono ogni anno altri artisti indipendenti.
Nel 1958 fu ufficializzato il nome e si arrivò alla creazione della Fringe Festival Society, che fu incaricata di formalizzare l’evento creando una rete per gli artisti da utilizzare come punto di riferimento, di pubblicare la programmazione e organizzare il box office. La Società, che resta fedele alla sua politica di inclusività, non può esprimersi sull’evento e, per costituzione, celebra il fatto di non avere alcun controllo sulla direzione artistica, che sostanzialmente non esiste. Il programma si modella di anno in anno sulla visione degli artisti che sono disposti a partecipare. E ciò si riflette in ciò che si legge nel sito ufficiale, e cioè: “…siamo orgogliosi di includere nel nostro programma chiunque abbia una storia da raccontare ed un luogo disposto ad ospitarlo”.
Mentre cammino incontro personaggi di tutti i tipi, sento parlare molte lingue, si sente della musica, le urla dei bambini. Ed ecco che mi si avvicina, quasi furtivo, uno strano soggetto in costume antico. Sorrido e gli chiedo l’autorizzazione per uno scatto. Certo, mi risponde. Ed eccolo:
Si chiama Shahar Marom, viene da Tel Aviv, ed è un inventore di giocattoli. Gli chiedo di spiegarmi il suo spettacolo, mi spiega che, il suo, è uno spettacolo in cui è richiesto il coinvolgimento del pubblico. Gli spettatori saranno chiamati ad utilizzare sette macchine ideate appositamente per osservare lo spettro spirituale umano! Shahar stesso ha realizzato queste macchine durante i suoi viaggi alla ricerca del significato del mondo. Lo saluto, mi invita allo spettacolo e mi saluta con tanta cordialità. Sentimento che si respira in ogni angolo, a dimostrazione che l’arte è al di sopra di tutto.
Camminando si vedono artisti intrecciarsi con i loro spettacoli, altri in attesa del loro turno per l’utilizzo di quella parte di strada. Si aiutano, collaborano, si divertono e fanno divertire. Il motto sembra essere “coinvolgimento”. Nessuno fa lo spettacolo per conto proprio, tutti i passanti, e le persone che sostano per ammirare lo spettacolo, sono puntualmente coinvolti. Mentre sorrido divertita e felice di poter fare queste considerazioni, un equilibrista mi sorpassa correndo velocemente e si arrampica sul suo “giocattolo”. Ha pantaloni a strisce rosse e nere, sale e inizia il suo spettacolo. Poco distante un gruppo di ragazze balla, ed un altro equilibrista suona la fisarmonica.
Do un’occhiata al programma, praticamente un libro. Nelle tre settimane di festival sono previsti più di 3500 artisti, in sostanza Edimburgo diventa un enorme palcoscenico. Questo Festival rappresenta anche una vetrina per gli artisti stessi che, in questo modo, hanno la possibilità di esibirsi per farsi conoscere da potenziali cercatori di talenti.
Questo è ciò che l’arte può fare, ed è veramente incredibile. Otto compagnie che non si sono rassegnate, ed hanno fatto della loro emarginazione, un punto di forza. Hanno lanciato un seme, ed è evidente quanto fosse potente, tanto da dar vita a ciò che oggi è un evento mondiale unico, che ha ispirato più di 200 movimenti che si trovano ai margini del mondo.